Si parla di “cambio di destinazione d’uso” in ambito urbanistico e catastale. Descrive la modifica delle finalità di utilizzo di un’unità immobiliare. Può essere, ad esempio, il caso del passaggio da abitazione ad ufficio o viceversa.
Come puoi immaginare, per effettuare un cambio di destinazione d’uso, bisogna seguire determinate procedure e normative. Perciò qualsiasi intervento che sia al di fuori di questa procedura e che non rispetti tali norme, viene considerato un abuso edilizio. E sarai d’accordo con me, sul fatto che l’abuso edilizio è un reato, pertanto si incorre in importanti sanzioni amministrative.
Già da queste informazioni preliminari, si evince che effettuare un cambio di destinazione d’uso, non è certo una pratica da svolgere su due piedi. Prima di avviare il processo della suddetta pratica, su un immobile di nostra proprietà, è importante conoscere alcune informazioni fondamentali. Ciò al fine di evitare di ritrovarsi in situazioni poco chiare dal punto di vista legale.
Pertanto a breve vedremo quando si può effettuare il cambio di destinazione d’uso. Parleremo inoltre della procedura da seguire e dei costi ad essa collegati.
Quando si può effettuare il cambio di destinazione d’uso
Come ho accennato poco fa, per effettuare un cambio, occorre tener conto della legge in vigore. Inoltre quando si parla di cambio di destinazione d’uso, è fondamentale comprendere le diverse categorie funzionali, ovvero le diverse tipologie di utilizzo degli immobili.
Queste categorie sono definite per fornire un quadro chiaro e organizzato delle diverse attività e funzioni che possono svolgersi in un determinato immobile.
Le categorie funzionali sono importanti anche per garantire un uso adeguato del suolo e una corretta distribuzione delle attività sul territorio. In aggiunta, le categorie funzionali sono fondamentali, per la definizione dei requisiti normativi e delle autorizzazioni necessarie, per effettuare un cambio di destinazione d’uso. Ogni categoria può essere soggetta a regolamentazioni specifiche, in termini di norme edilizie, sicurezza, igiene e altre disposizioni legali.
In questo contesto, le categorie includono:
- Commerciale al dettaglio: comprende negozi, sia di piccole che di grandi dimensioni, attività di distribuzione. Ma anche negozi all’ingrosso, ristoranti, bar e mercati.
- La categoria Servizi: include banche, studi professionali, fiere, centri di ricerca, uffici privati e altre attività.
- Agricole: riguarda coltivazioni, aziende agricole e altre attività legate all’agricoltura.
- Nella categoria Turistico/ricettive: troviamo alberghi, residence, ostelli. Ma anche campeggi e altre strutture turistiche e ricettive.
- Residenziale: forse tra i più conosciuti. Comprende abitazioni, studi professionali e affittacamere.
- Industriale: si riferisce a industrie, laboratori di riparazione, imprese edili, botteghe artigiane e altre attività industriali.
- La categoria Deposito: riguarda immobili destinati allo stoccaggio e deposito di merci o materiali.
Il passaggio da una categoria all’altra è consentito, solo attraverso un cambio di destinazione d’uso, nel rispetto dei requisiti legali. Poniamo l’esempio di voler convertire un magazzino in abitazione. Per fare ciò, è necessario che l’immobile soddisfi i requisiti abitativi. Ma non solo, poiché tale modifica deve essere prevista nel Piano Urbanistico Regionale.
Se ti stessi chiedendo cos’è il Piano Urbanistico Regionale (PUR), apriamo una piccola parentesi di delucidazione in merito. Il PUR è uno strumento di pianificazione territoriale adottato a livello regionale. Perciò definisce le linee guida e gli indirizzi per lo sviluppo del territorio all’interno di una specifica regione. Il PUR ha, dunque, l’obiettivo di regolamentare:
- l’uso del suolo,
- la pianificazione urbana,
- la distribuzione delle attività e dei servizi sul territorio regionale.
Fatta questa piccola parentesi, per non lasciare nulla al caso, torniamo a noi. Per effettuare il cambio di destinazione d’uso è, inoltre, obbligatorio presentare una Segnalazione Certificata di Agibilità entro 15 giorni dalla conclusione dei lavori.
La procedura da seguire
Nel caso in cui non fossi un esperto del settore, potrebbe risultare complicato orientarsi tra:
- le differenti procedure,
- i termini tecnici
- la burocrazia legata al cambio di destinazione di un immobile.
Cerchiamo dunque di fare chiarezza, un passo alla volta.
Innanzitutto, devi sapere che se desideri modificare la finalità di utilizzo di un immobile, è necessario affrontare la questione a livello urbanistico. Pertanto, bisogna eventualmente richiedere la pratica urbanistica: ovvero dei permessi di costruzione al Comune competente
Successivamente, dovrai procedere al cambio di destinazione presso l’ufficio del Catasto. Qui verrà aggiornata la documentazione fiscale e sarà registrata la modifica di stato. Ciò verrà effettuato, mediante una variazione catastale, con conseguente modifica dei valori catastali.
In caso di interventi edilizi, la situazione è leggermente diversa. In questo caso si parla di cambio di destinazione d’uso con opere. Per cui, sarà necessario richiedere i necessari permessi urbanistici specifici al Comune competente.
Quando è richiesta l’autorizzazione comunale? L’autorizzazione comunale è richiesta solo nel caso di un cambio di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante. Ossia quando intendi modificare la finalità di utilizzo originale, passando a una categoria funzionale diversa. Un esempio lampante è quando si passa da residenziale a commerciale, come nel caso del cambio da abitazione ad ufficio.
Tuttavia, è importante precisare che se è prevista una variazione di categoria, sarà obbligatorio avviare una pratica urbanistica. Perciò, anche nel caso di cambio di destinazione d’uso senza opere.
Cambio di destinazione d’uso: i costi da sostenere
Come puoi immaginare, ci sono diversi fattori ad influenzare i costi per il cambio di destinazione d’uso, negli investimenti immobiliari. Possiamo però dire che in generale, quelli di seguito, sono gli oneri associati al cambio di destinazione d’uso:
- Oneri di urbanizzazione: rappresentano le spese richieste dal Comune, per gli interventi di urbanizzazione necessari a garantire l’adeguamento del territorio, alle nuove finalità di utilizzo. (Spesa fissa)
- Costo delle opere di ristrutturazione necessarie per adattare gli immobili alla nuova funzione. Che sia la medesima categoria o differente.
- Costo delle pratiche catastali: riguardano gli adempimenti necessari, per registrare la modifica della destinazione d’uso, presso l’ufficio del Catasto. (Spesa fissa)
- Costo dei professionisti: incaricati di gestire le pratiche urbanistiche, energetiche e altre attività connesse al processo di cambio di destinazione d’uso. Come l’esempio di ingegneri e geometri.
Il costo complessivo del cambio di destinazione d’uso di un immobile, deriva dalla somma di tutte queste voci di spesa. Alcune di esse sono fisse, come gli oneri di urbanizzazione o le pratiche catastali. Mentre altre possono variare in base alla complessità dei lavori di ristrutturazione o al compenso dei professionisti coinvolti nel processo.
Perché un investitore deve conoscere il cambio di destinazione d’uso?
Il cambio di destinazione d’uso può essere importante per un investitore immobiliare per diversi motivi. Offrendo a quest’ultimo, opportunità di vantaggio economico e di diversificazione delle attività. Ma per darti un’idea più chiara, ecco alcuni dei possibili benefici:
- Valorizzazione dell’immobile. Ad esempio: un immobile viene trasformato da una categoria con un valore inferiore a una categoria con un valore superiore. Come da commerciale a residenziale, il suo valore potrebbe aumentare in base alla domanda di quel settore.
- Ampliamento del mercato target: Un cambio di destinazione d’uso consente di espandere il mercato target per l’immobile. Ad esempio, trasformando un edificio commerciale in un’unità residenziale, si può puntare a un nuovo pubblico di potenziali inquilini o acquirenti. Ciò può portare a una maggiore richiesta e valore dell’immobile.
- Adattamento alle esigenze del mercato. In caso di una forte domanda di uffici o spazi commerciali in un’area, l’investitore può convertire un edificio residenziale. Perciò può ottenere un complesso per uffici o negozi al fine di soddisfare tale richiesta.
- Diversificazione del portafoglio. La diversificazione mitiga il rischio e migliora i rendimenti complessivi. Investire in immobili con diverse destinazioni d’uso, permette dunque, di ridurre il rischio, concentrandosi su mercati e settori differenti.
In ottica di investimento redditizio, è importante notare che il cambio di destinazione d’uso, può comportare costi aggiuntivi. Come lavori di ristrutturazione, adempimenti normativi e pratiche amministrative. Pertanto, è fondamentale condurre una valutazione accurata dei costi e dei benefici potenziali prima di intraprendere un cambio di destinazione d’uso.
Conclusione
In conclusione, il cambio di destinazione d’uso di un immobile: è un processo che richiede attenzione e rispetto delle normative. È importante comprendere le diverse categorie funzionali e i requisiti specifici per effettuare una modifica di destinazione.
Pratiche urbanistiche, lavori di ristrutturazione, oneri di urbanizzazione e pratiche catastali: sono alcuni degli aspetti da considerare parlando di costi.
Inoltre abbiamo visto che: avviare una pratica urbanistica presso il Comune competente è necessario. Specialmente quando si effettua un cambio di destinazione rilevante. Mentre in caso di cambi non rilevanti sarà sufficiente la comunicazione al catasto. Il cambio di destinazione d’uso è solo uno degli innumerevoli strumenti nel settore degli investimenti immobiliari.
All’interno di questo blog, troverai tutto ciò che serve sapere anche sulle aste immobiliari, sul crowdfunding immobiliare, sugli NPL immobiliari e su moltissime altre tipologie di investimento.
Se stai pensando di iniziare a investire nel mercato immobiliare, ma hai ancora qualche dubbio, faccelo sapere pure nei commenti qui sotto.
Oppure entra nella nostra community gratuita, dove potrai conoscere altri investitori con cui confrontarti
0 commenti