Che cos’è il Benchmark

Il bench­mark è un para­metro di rifer­i­men­to, cioè uno stru­men­to uti­liz­za­to, nel­lo speci­fi­co, per val­utare il ris­chio e il rendi­men­to di alcu­ni asset.

Anche se questo stru­men­to non è una pre­rog­a­ti­va esclu­si­va dei mer­cati finanziari, in mate­ria di inves­ti­men­to, viene uti­liz­za­to come indice ogget­ti­vo di rifer­i­men­to per con­frontare le per­for­mance di portafoglio rispet­to all’an­da­men­to del mer­ca­to.

Per fare ciò il bench­mark viene strut­tura­to in modo da essere rap­p­re­sen­ta­ti­vo di un deter­mi­na­to mer­ca­to.

Viene uti­liz­za­to soli­ta­mente per val­utare i fon­di comu­ni di inves­ti­men­to e gli ETF.

Caratteristiche

Ogni bench­mark viene elab­o­ra­to da soci­età spe­cial­iz­zate, le quali si assi­cu­ra­no che sod­dis­fi una serie di carat­ter­is­tiche:

  • trasparen­za, ovvero l’indice deve essere cal­co­la­to seguen­do una serie di regole a cui anche il sin­go­lo investi­tore può accedere e quin­di repli­care, in modo tale da pot­er tenere trac­cia dei vari cam­bi­a­men­ti nel­la sua com­po­sizione;
  • rap­p­re­sen­ta­tiv­ità, cioè deve esprimere le politiche di ges­tione del portafoglio, allo scopo di facil­itare gli investi­tori nel­la scelta del pro­fi­lo di ris­chio-rendi­men­to prefer­i­to;
  • replic­a­bil­ità. Deve essere com­ple­ta­mente replic­a­bile acqui­s­tan­do delle attiv­ità diret­ta­mente sui mer­cati finanziari.

Il benchmark portfolio

L’uso più comune che viene fat­to del bench­mark è nel­la val­u­tazione del­la ges­tione di un fon­do.

Il Testo Uni­co delle dis­po­sizioni in mate­ria di inter­me­di­azione finanziaria, infat­ti, sta­bilisce per i gestori l’obbligo di indi­care un bench­mark per ogni fon­do. La ren­di­con­tazione con l’andamento del fon­do rispet­to al para­metro deve essere mostra­ta al sot­to­scrit­tore peri­odica­mente e almeno su base semes­trale.

In questo sen­so il bench­mark diviene il pun­to di parten­za per la val­u­tazione del ris­chio e il rendi­men­to dei fon­di da parte di ogni acquirente.

Nel caso dei fon­di comu­ni di inves­ti­men­to si par­la anche di bench­mark port­fo­lio, poiché si adopera un para­metro di rifer­i­men­to degli inves­ti­men­ti di quel fon­do e non uno stan­dard uni­co di mer­ca­to.

Ad esem­pio, un gestore può scegliere come bench­mark un mix di indi­ci di mer­cati azionari e obbligazionari. Un fon­do bilan­ci­a­to com­pren­si­vo di azioni e obbligazioni può avere come para­metro un indice com­pos­to per il 50% da MSCI World e per la restante parte da JP Mor­gan Glob­al.

Se si investe in azioni, invece, il para­metro di rifer­i­men­to con cui mis­urare i risul­tati è sicu­ra­mente un indice di mer­ca­to.

Per i fon­di azionari inter­nazion­ali, ad esem­pio, il bench­mark di rifer­i­men­to è l’MSCI World Index elab­o­ra­to da MSCI Inc., ex Mor­gan Stan­ley Cap­i­tal Inter­na­tion­al. L’MSCI Europe è invece l’indice per i fon­di azionari europei e l’MSCI Far East per i fon­di azionari Paci­fi­co.

Quan­do si esegue un con­fron­to tra un fon­do e il bench­mark di rifer­i­men­to, è molto impor­tante tenere a mente alcune con­sid­er­azioni:

  1. è nec­es­sario assumere un oriz­zonte tem­po­rale di medio-lun­go peri­o­do, in quan­to, per peri­o­di infe­ri­ori all’anno, le pos­si­bili dif­feren­ze tra il rendi­men­to del fon­do e l’andamento dell’indice sono meno sig­ni­fica­tive;
  2. il fon­do comune di inves­ti­men­to è uno stru­men­to finanziario gesti­to quo­tid­i­ana­mente da pro­fes­sion­isti, a dif­feren­za del bench­mark che non prevede alcun tipo di ges­tione. È quin­di evi­dente che nel­la per­for­mance del bench­mark non ven­gono pre­si in con­sid­er­azione una serie di costi che, invece, un gestore deve affrontare come, per esem­pio, i costi di negozi­azione dei titoli;
  3. lo stile di ges­tione con il quale viene gesti­to il fon­do, dato che il bench­mark non è in gra­do di darne un’indicazione pre­cisa. Un gestore, infat­ti, può decidere di lim­i­tar­si a repli­care com­ple­ta­mente la com­po­sizione del­l’ini­dice, andan­do così a reg­is­trare una per­for­mance uguale all’indice, in tal caso si par­la di ges­tione pas­si­va. Al con­trario, un gestore può decidere di dis­costare la com­po­sizione del portafoglio del fon­do da quel­la del bench­mark, in modo da cogliere le migliori oppor­tu­nità che il mer­ca­to può offrire e rius­cire a per­for­mare meglio dell’indice, la cosid­det­ta ges­tione atti­va. È evi­dente che una ges­tione pas­si­va, se da una parte garan­tisce la stes­sa per­for­mance del bench­mark, dall’altra pre­clude la pos­si­bil­ità di ottenere un rendi­men­to migliore, ma anche peg­giore;
  4. la tipolo­gia di fon­do, in quan­to il bench­mark non ha la stes­sa ril­e­van­za per tut­ti i fon­di comu­ni. Ad esem­pio, per i fon­di flessibili, che con­sentono al gestore di com­porre il portafoglio del fon­do con la mas­si­ma flessibil­ità, è dif­fi­cile definire un bench­mark con pre­ci­sione. Bisogna quin­di conoscere le dif­feren­ze del pro­fi­lo di ris­chio-rendi­men­to tra il bench­mark e il fon­do.

Con gli ETF

Nel caso degli ETF, il bench­mark assume una valen­za diver­sa rispet­to ai Fon­di Comu­ni di Inves­ti­men­to. L’ETF, infat­ti, è uno stru­men­to a ges­tione pas­si­va e per questo moti­vo il suo obi­et­ti­vo è quel­lo di repli­care un indice bench­mark nel­la maniera più sim­i­le pos­si­bile.

Ciò sig­nifi­ca che la “cred­i­bil­ità” di un ETF clas­si­co sarà tan­to mag­giore quan­to più la pro­pria per­for­mance si avvicin­erà a quel­la del bench­mark. In altre parole, l’o­bi­et­ti­vo di un gestore di ETF dovrà essere quel­lo di min­i­miz­zare la dif­feren­za tra il rendi­men­to del­l’ETF e quel­lo del bench­mark, spread noto come Track­ing Error.

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