Che cos’è il PIL

Si sente spes­so par­lare in tele­vi­sione e sui gior­nali del ter­mine Prodot­to Inter­no Lor­do, o più comune­mente denom­i­na­to PIL. Ma che cos’è esat­ta­mente il PIL?

Il PIL è il val­ore di tut­ti i beni e servizi finali prodot­ti in un Paese in un dato peri­o­do di tem­po, e rap­p­re­sen­ta la ric­chez­za, o il red­di­to, prodot­ta da un cer­to sis­tema eco­nom­i­co.

Pos­si­amo definire il Prodot­to Inter­no Lor­do uti­liz­zan­do i tre ter­mi­ni che lo denom­i­nano.

  •     Prodot­to: in quan­to indi­ca il val­ore dei beni e dei servizi prodot­ti dal sis­tema eco­nom­i­co.
  •     Inter­no: il sis­tema eco­nom­i­co pro­dut­ti­vo si riferisce a un dato Paese, per cui avre­mo ad esem­pio PIL Italia, Fran­cia e così di segui­to.
  •     Lor­do: il val­ore è com­pren­si­vo delle spese che ser­vono a rein­te­grare il cap­i­tale pro­dut­ti­vo che eser­cizio dopo eser­cizio si logo­ra, riducen­do il pro­prio val­ore iniziale.

Il PIL può essere anche costru­ito come som­ma dei val­ori aggiun­ti, ovvero il val­ore prodot­to da un’impresa nel proces­so pro­dut­ti­vo e si cal­co­la come val­ore del­la pro­duzione meno il val­ore dei beni inter­me­di uti­liz­za­ti nel proces­so stes­so.

I beni e i servizi che rien­tra­no nel cal­co­lo del PIL sono quel­li prodot­ti entro i con­fi­ni nazion­ali, indipen­den­te­mente dal­la nazion­al­ità del sogget­to pro­dut­tore.

Il Prodot­to Inter­no Lor­do può essere scom­pos­to in diverse com­po­nen­ti. In un’economia chiusa, in cui non ci sono scam­bi con l’estero, il PIL è così cos­ti­tu­ito:

PIL = C + I + G

Dove:

  •     C rap­p­re­sen­ta il con­sumo, cioè i beni e i servizi acquis­ta­ti dai pri­vati;
  •     I rap­p­re­sen­ta l’investimento, e riguar­da sia gli inves­ti­men­ti res­i­den­ziali per l’acquisto di case, sia quel­li per l’acquisto di impianti e macchi­nari;
  •     G invece rap­p­re­sen­ta la spe­sa pub­bli­ca in beni e servizi, ovvero le spese del­lo Sta­to. In essa non rien­tra­no le spese per gli inter­es­si sul deb­ito pub­bli­co, né i trasfer­i­men­ti, come per esem­pio l’as­sis­ten­za san­i­taria.

In realtà, le economie di qua­si tut­ti i Pae­si del mon­do sono aperte agli scam­bi con l’estero.

Per­tan­to, nel caso di un’economia aper­ta si deve aggiun­gere una quar­ta com­po­nente del PIL, cos­ti­tui­ta dal­la dif­feren­za tra esportazioni e impor­tazioni di beni e servizi: le esportazioni nette o sal­do delle par­tite cor­ren­ti.

Se le esportazioni sono mag­giori delle impor­tazioni, lo Sta­to reg­is­tra un avan­zo com­mer­ciale; in caso con­trario, un dis­a­van­zo com­mer­ciale.

La cresci­ta del Prodot­to Inter­no Lor­do da un anno all’altro può essere dovu­ta a due motivi, di soli­to com­p­re­sen­ti: la cresci­ta dei prezzi di mer­ca­to e l’aumento del­la pro­duzione.

Nat­u­ral­mente, occorre sep­a­rare i due effet­ti poiché solo l’incremento dei beni e servizi effet­ti­va­mente prodot­ti, e non la cresci­ta del loro prez­zo, indi­ca un effet­ti­vo aumen­to del­la ric­chez­za mate­ri­ale di una nazione.

Calcolare il PIL

Il PIL è com­pos­to da diver­si fat­tori ed è pos­si­bile uti­liz­zare diverse metodolo­gie per cal­co­lar­lo:

  •     meto­do del­la spe­sa;
  •     meto­do del val­ore aggiun­to;
  •     meto­do dei red­di­ti.

In tut­ti e tre i casi il risul­ta­to è lo stes­so, ma le com­po­nen­ti prese in con­sid­er­azione sono diverse.

Il metodo della spesa

Il meto­do del­la spe­sa è il più dif­fu­so per il cal­co­lo del Prodot­to Inter­no Lor­do.

Con ques­ta metodolo­gia si pren­dono in esame i con­su­mi, gli inves­ti­men­ti, la spe­sa pub­bli­ca e il sal­do com­mer­ciale di un Paese.

Da qui avre­mo la seguente for­mu­la:

PIL = C + I + G + S

Dove S è la dif­feren­za tra il totale delle esportazioni e il totale delle impor­tazioni.

Il metodo del valore aggiunto

Con ques­ta metodolo­gia, al fine di cal­co­lare il PIL, si pren­dono in con­sid­er­azione i val­ori di beni e servizi prodot­ti dalle imp­rese.

In questo caso, quin­di, il Prodot­to Inter­no Lor­do si mod­i­ficherà in base al val­ore aggiun­to.

Per val­ore aggiun­to si intende la dif­feren­za tra il rica­vo con­se­gui­to dal­la ven­di­ta di un bene, o di un servizio, e il cos­to sostenu­to per pro­dur­lo. La for­mu­la quin­di sarà:

PIL = val­ore aggiun­to = rica­vo del bene/servizio — cos­to del bene/servizio.

Il metodo dei redditi

Con ques­ta metodolo­gia il PIL viene cal­co­la­to attra­ver­so le ret­ribuzioni e i red­di­ti da cap­i­tale. Quin­di la for­mu­la sarà uguale a:

PIL = ret­ribuzioni + red­di­ti da cap­i­tale

Differenza tra il PIL nominale e quello reale

Il PIL rap­p­re­sen­ta il val­ore com­p­lessi­vo del­la pro­duzione, come defini­to prece­den­te­mente, in un dato peri­o­do. In tal sen­so, par­lare del PIL sig­nifi­ca riferir­si ai con­su­mi dei cit­ta­di­ni, agli inves­ti­men­ti delle imp­rese, alla spe­sa pub­bli­ca di uno Sta­to e al val­ore delle esportazioni.

Tut­tavia, i prezzi dei beni di con­sumo e dei servizi pri­vati, ma anche pub­bli­ci, così come il cos­to del denaro, cioè i tas­si di inter­esse, var­i­ano di anno in anno.

Cam­biano anche i prezzi dei beni e delle materie prime, e subis­cono vari­azioni in aumen­to o in dimin­uzione anche le esportazioni.

Risul­ta chiaro, quin­di, che tutte le com­po­nen­ti del PIL sono influen­zate dall’inflazione, ovvero dall’aumento gen­erale del liv­el­lo dei prezzi.

In tal sen­so, nasce la dis­tinzione tra PIL nom­i­nale e il PIL reale.

Il PIL nom­i­nale, det­to anche mon­e­tario, tiene con­to dell’inflazione reg­is­tra­ta in quel pre­ciso momen­to tem­po­rale in cui è cal­co­la­to. Il com­puto tiene con­to del potere di acquis­to di famiglie e imp­rese cor­ret­to su base inflazion­is­ti­ca, cioè viene con­sid­er­a­to il prez­zo cor­rente dei beni e servizi.

Il PIL reale, invece, è cal­co­la­to sul­la base di prezzi costan­ti, cioè sen­za tenere con­to dell’adeguamento dei prezzi con l’inflazione attuale al momen­to di cal­co­lo.

Se si ripar­tisce il PIL reale per la popo­lazione com­p­lessi­va di un Paese, si ottiene il PIL reale pro capite, cioè, il val­ore medio del­la pro­duzione ottenu­ta nell’economia del Paese in un dato anno.

Come interpretare le variazioni del PIL

Dalle for­mule per cal­co­lare il Prodot­to Inter­no Lor­do, pri­ma descritte, si deduce che non sem­pre un aumen­to del PIL può avere un sig­ni­fi­ca­to pos­i­ti­vo.

Se ad esem­pio i con­su­mi diminuis­sero e la spe­sa pub­bli­ca aumen­tasse pro­porzional­mente di più, il PIL ne risul­terebbe miglio­ra­to ma il calo dei con­su­mi evi­den­zia che la ric­chez­za delle famiglie si sta ero­den­do, per cause come, ad esem­pio, l’abbassamento dei salari, o l’aumento dell’inflazione.

Un PIL in aumen­to gra­zie all’apporto di tut­ti i fat­tori, a parte le esportazioni e le impor­tazioni, per­ché il sal­do di queste due com­po­nen­ti dipende dal­la strut­tura eco­nom­i­ca del sin­go­lo Paese, è indice di benessere e ric­chez­za di una nazione.

Anche se il PIL non ci for­nisce infor­mazioni su come queste due risul­tan­ti siano ripar­tite tra la popo­lazione.

Un incre­men­to del Prodot­to Inter­no Lor­do ha comunque degli effet­ti pos­i­tivi sulle Borse, in quan­to viene per­cepi­to come un indi­ca­tore di benessere del Paese a cui si riferisce.

Esso com­por­ta un aumen­to dei prof­itti soci­etari e quin­di dei prezzi dei titoli azionari.

Tut­tavia, molto dipende dal­lo sta­tus quo dell’economia del Paese di rifer­i­men­to: se il PIL cresce in modo inat­te­so e reg­is­tran­do uno scar­to ecces­si­vo rispet­to alle vari­azioni prece­den­ti, l’incremento potrebbe essere sin­to­mo di una spi­rale inflat­ti­va.

In tal caso, i mer­cati finanziari agireb­bero in direzione con­traria, fiu­tan­do un seg­nale neg­a­ti­vo per i fon­da­men­tali del Paese e di rif­lesso sul­la prof­itta­bil­ità futu­ra delle imp­rese quo­tate.

Bisogna comunque con­sid­er­are anche che il PIL non misura vera­mente tut­to il red­di­to prodot­to da un Paese, in quan­to non com­prende alcune voci che servireb­bero a dare un quadro più real­is­ti­co del­lo sta­to di ric­chez­za di un Paese in un dato momen­to.

Non rien­tra­no nel cal­co­lo del PIL ese­gui­to dall’ISTAT, con caden­za trimes­trale, ad esem­pio gli indot­ti som­mer­si, ma non per questo trascur­abili in un sis­tema eco­nom­i­co pro­dut­ti­vo.

Se sei un investi­tore alle prime armi, che sta impara­n­do a muover­si nel mer­ca­to azionario, comunque con­sid­er­are il PIL di un Paese potrebbe riv­e­lar­si un indi­ca­tore abbas­tan­za impor­tante. Se vuoi sapere se esistono altri fat­tori impor­tan­ti che mag­a­ri non ave­vi anco­ra pre­so in con­sid­er­azione, o ti inter­es­sa il mon­do degli inves­ti­men­ti in gen­erale, allo­ra entra nel­la com­mu­ni­ty di Inves­thero, dove potrai conoscere altri investi­tori con cui con­frontar­ti.

 

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