CIN (Codice Identificativo Nazionale) per gli affitti brevi: novità e sanzioni

A partire dal 2024, è obbligatorio includere e rendere visibile, negli annunci online, il Codice Identificativo Nazionale (CIN), altrimenti si rischiano pesanti sanzioni. Questa misura è stata approvata dall’Unione Europea.

Il Decreto Legge del 18 dicembre 2023, numero 145, noto anche come Decreto Anticipi, contiene “misure urgenti in ambito economico e fiscale a favore degli enti territoriali, per la tutela dell’occupazione e per necessità immediate”. Tale decreto, ha introdotto l’obbligo del Codice Identificativo Nazionale per gli affitti brevi, cioè quelli che durano meno di 30 giorni.

Nello specifico:

  • per le proprietà destinate ad affitti turistici,
  • gli immobili utilizzati per locazioni brevi,
  • per le strutture ricettive turistiche: sia alberghiere che extralberghiere,

sarà necessario ottenere un CIN.

Sia l’Unione Europea che il governo Meloni hanno collaborato, per regolamentare il settore dominato da piattaforme come:

  • Airbnb
  • Booking
  • Expedia
  • ma anche da numerosi privati attivi. 

Questa disposizione mira a proteggere la concorrenza e la trasparenza del mercato. Oltre a contrastare le pratiche irregolari di ospitalità e, sebbene non esplicitamente menzionato, anche l’evasione fiscale.

Le novità riguardanti gli affitti brevi non si limitano all’aumento contestato della cedolare secca. Piuttosto, includono anche l’obbligo del CIN e una serie di requisiti di sicurezza, che i proprietari dovranno soddisfare per evitare sanzioni. 

Vediamo quindi più nel dettaglio cosa comporta il CIN.

Cos’è il CIN

Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) è una novità introdotta nel panorama degli affitti brevi e turistici in Italia. Questo identificativo viene assegnato dal Ministero del Turismo, tramite un processo automatizzato, su richiesta del proprietario o del gestore della struttura ricettiva. 

Il CIN è destinato alle proprietà utilizzate per affitti turistici, locazioni brevi e agli alloggi turistici sia alberghieri che extralberghieri. All’interno del Decreto Anticipi, correlato alla legge di bilancio, è stato presentato e approvato un emendamento riguardante gli affitti brevi. 

Come anticipato poco fa, si tratta dell’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti turistici. Questo decreto dovrà essere definitivamente approvato, insieme all’obbligo del nuovo codice. Ma come sarà implementato esattamente? Te lo spiego subito.

Il CIN sarà rilasciato dal Ministero del Turismo tramite una procedura automatizzata, previa richiesta online da parte del proprietario o del gestore della struttura turistico-ricettiva, che fornirà i dati catastali e, se applicabile, l’attestazione dei requisiti di sicurezza degli impianti per le locazioni gestite in forma imprenditoriale. 

Il codice identificativo e i dati relativi all’immobile saranno inseriti in una banca dati nazionale che conterrà informazioni su tutte le strutture turistiche presenti sul territorio italiano.

Se l’unità abitativa è già dotata di un codice identificativo locale, l’ente territoriale competente (Regione o Provincia autonoma) sarà responsabile di ricodificare automaticamente i codici esistenti. Perciò, aggiungendo un prefisso alfanumerico fornito dal Ministero del Turismo. 

Analogamente, i Comuni che hanno attivato procedure per l’assegnazione di specifici codici identificativi, dovranno adempiere a un simile processo. Il nuovo codice sostituirà quindi i vecchi codici regionali e contribuirà ad alimentare la banca dati nazionale sugli immobili in affitto.

Come richiedere il CIN?

Adesso che abbiamo chiarito cos’è, vediamo come ottenere il CIN. 

Il procedimento è abbastanza semplice, il proprietario deve compilare una dichiarazione sostitutiva, che attesti i dettagli catastali dell’immobile. Questo processo è fondamentale per assicurare la trasparenza e la legalità degli affitti turistici e brevi.

Gli immobili destinati agli affitti brevi devono rispettare alcuni requisiti specifici come ad esempio, devo essere dotati di: 

  1. dispositivi di rilevazione di gas combustibili e monossido di carbonio,
  2. estintori portatili conformi alla legge, posizionati in punti facilmente accessibili e visibili.

Dove esporre il Codice Identificativo Nazionale

Il CIN deve essere visibilmente esposto all’esterno dell’edificio in cui si trova l’appartamento o la struttura destinati agli affitti turistici o brevi. Perciò, garantendo il rispetto delle normative urbanistiche e paesaggistiche. 

Inoltre, il CIN deve essere incluso in ogni annuncio pubblicato e comunicato. Gli intermediari immobiliari (noti anche come “property manager“) e i gestori di piattaforme online, devono obbligatoriamente indicare il CIN nelle inserzioni ovunque pubblicate e comunicate.

Lo scopo di questo strumento è contrastare l’evasione fiscale, in un settore da sempre caratterizzato da un alto tasso di irregolarità.

Altre novità sugli affitti brevi: incremento della cedolare secca

Nella bozza del disegno di legge della manovra finanziaria, si è previsto un aumento della cedolare secca, per le locazioni brevi dal 21% al 26%, per coloro che destinano alla locazione breve più di un immobile

Questa disposizione ha suscitato polemiche e dubbi fin dal principio. Una prima lettura sembrerebbe suggerire che la semplice destinazione di due o più immobili agli affitti brevi, comporti l’aumento dell’imposta. Portando perciò, la cedolare secca al 26%. 

Tuttavia, se questa interpretazione fosse corretta, basterebbe pubblicizzare la locazione di due o più immobili su un portale o tramite un’agenzia immobiliare per applicare l’aliquota più alta, anche se la locazione effettiva riguardasse solo uno di essi. 

Pertanto, la disposizione dovrebbe essere modificata in modo che il legislatore faccia riferimento alla effettiva locazione delle unità immobiliari.

Sanzioni per mancata esposizione del Codice Identificativo Nazionale

Come per ogni situazione, anche questa volta, in caso di assenza o mancata esposizione del CIN si può incorrere in una sanzione. Vediamo come funziona.

Coloro che non rispettano l’obbligo di richiedere il codice identificativo nazionale e di esporlo sono soggetti a sanzioni particolarmente severe, tra cui:

  • I proprietari privi di CIN rischiano una multa da 800 a 8.000 euro;
  • La mancata esposizione del CIN da parte dei soggetti interessati comporta sanzioni da 500 a 5.000 euro;
  • Per i gestori di strutture prive dei requisiti di sicurezza, la multa varia da 600 a 6.000 euro;
  • Chi affitta più di quattro immobili senza aver presentato la segnalazione certificata di inizio attività rischia sanzioni da 2.000 a 10.000 euro.

L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza sono responsabili di effettuare controlli, con lo scopo di individuare coloro che non rispettano le normative sugli affitti brevi, compresa la corretta esposizione del CIN. Queste misure dimostrano l’impegno nel regolamentare e rendere più trasparente il settore degli affitti brevi, contribuendo così a contrastare l’evasione fiscale e a garantire la sicurezza delle strutture turistiche.

Conclusione

In sintesi, a partire dal 2024, gli annunci online dovranno obbligatoriamente includere il Codice Identificativo Nazionale. Altrimenti si rischiano importanti, che vanno da 500 a 10.000 euro. 

Questa misura è stata approvata dall’Unione Europea. È parte di un’ampia serie di provvedimenti, mirati a regolamentare il settore degli affitti brevi e turistici in Italia. 

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Alessandro Del Saggio
Smart Investor
Investitore, Trader indipendente, formatore e ricercatore grafico dal 2014.
Da sempre appassionato di investimenti e business, credo fortemente nella crescita personale e nel dare sempre il meglio di sè.
In questi anni ho investito in oltre 23 settori differenti e 6 nazioni.

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