Il contesto economico finanziario, negli ultimi anni, è stato investito da un lungo processo evolutivo che ne ha interessato tutti i settori ad ampio raggio. I risparmiatori si sono trovati ad affrontare uno stravolgimento sostanziale di una lunga consuetudine costruita nel corso del tempo.
Non si è trattato esclusivamente di una significativa crisi di fiducia nei confronti delle istituzioni bancarie che hanno perso credibilità nei confronti del pubblico e dei mercati, ma si è andati ben oltre.
Il mutamento delle condizioni finanziarie che ha condotto i tassi di rendimento attesi del mercato obbligazionario in prossimità dell’indifferenza o addirittura in territorio negativo e lo sviluppo delle competenze tecnologiche applicate, infatti, hanno indotto un proliferare incontrollato di strumenti finanziari sempre più complessi.
Per questo motivo gli investitori si sono trovati improvvisamente orfani delle loro certezze e, talvolta, impreparati ad affrontare le turbolenze del mercato.
Per fortuna, in conseguenza dei cambiamenti radicali in atto, anche la giurisprudenza ha saputo cogliere l’opportunità ed il momento giusto per sdoganare e normare giuridicamente la professione del consulente finanziario indipendente che rappresenta una novità di rilievo per il nostro mondo finanziario.
Benché la figura professionale del consulente finanziario non possa essere considerata una novità assoluta è altrettanto vero che, solo recentemente, si è fatto chiarezza sulle sue competenze e che, solo da un paio di anni a questa parte, la normativa si è occupata di tutti i professionisti del settore che operano in prima persona in qualità di lavoratori autonomi e non legati da un rapporto di lavoro subordinato o da un contratto di agenzia.
La vera novità del concetto, infatti, risiede nel termine “indipendente” che segue la qualifica di consulente finanziario.
Cosa fa un consulente finanziario indipendente?
Un consulente finanziario indipendente è un libero professionista esperto nel campo della pianificazione, della gestione e dell’amministrazione del patrimonio dei propri clienti.
Si tratta di un professionista che offre i propri servizi in modo esclusivamente indipendente e privo di ogni vincolo o conflitto di interessi nei confronti di aziende operanti nel settore.
Il consulente finanziario indipendente può prestare la propria attività in maniera del tutto autonoma o in studi associati e si occupa di offrire soluzioni personalizzate alla propria clientela in ordine all’asset allocation del portafoglio e proponendo soluzioni mirate ed adeguate al profilo di rischio e all’obiettivo temporale dichiarato con lo scopo di raggiungere le finalità manifestate dal cliente stesso. Si tratta dunque di un professionista di alto profilo, da non confondere con figure professionali simili.
Il consulente finanziario indipendente tuttavia non limita la propria area di interesse al solo settore degli investimenti, ma offre talvolta, in base alle proprie competenze, un servizio a 360° che comprende anche l’analisi previdenziale delle necessità del cliente stesso, la valutazione della posizione successoria, la pianificazione e l’ottimizzazione fiscale e l’eventuale approfondimento delle situazioni debitorie in essere.
Per questo motivo un buon consulente finanziario é tenuto ad una formazione professionale costante ed accurata sulle diverse discipline che lo riguardano.
Differenze tra un consulente finanziario indipendente ed un professionista dipendente di una banca
Non ci sono troppi dubbi in merito: il primo non è legato da alcun vincolo (né contratto di lavoro subordinato né mandato esclusivo di agenzia) a realtà operanti nel sistema e lavora, pertanto, a titolo personale in qualità di libero professionista mentre il secondo opera per conto di una società finanziaria (o banca o ufficio postale) seguendone le direttive.
La differenza è tutt’altro che banale. Il consulente finanziario indipendente viene retribuito in via esclusiva dal proprio cliente ed agisce scevro da qualsiasi conflitto di interessi mentre il consulente bancario percepisce uno stipendio mensile da parte dell’azienda per cui lavora ed opera in palese conflitto di interesse.
Il consulente finanziario indipendente, quindi, non viene pagato per collocare un prodotto piuttosto che un altro bensì per consigliare il proprio cliente nel migliore dei modi; la soddisfazione del cliente si traduce in un maggior introito per il professionista.
Per quel che concerne, invece, il consulente finanziario bancario il discorso si fa più delicato.
Poiché egli lavora per conto di un’azienda è evidente che appare maggiormente esposto alle pressioni commerciali esercitate dal datore di lavoro che si fanno via via più impellenti quando alla vendita di un determinato prodotto viene associato anche un premio in denaro.
Naturalmente è bene non generalizzare assumendo per vero il concetto che il dipendente della banca non faccia in alcun caso gli interessi del proprio cliente, ma è altrettanto vero che il suo operato può essere certamente meno libero dal punto di vista intellettuale.
Poi, chiaramente, è sempre una questione di coscienza personale oltre che di portafoglio.
Poiché il consulente finanziario indipendente non è un collocatore è evidente che il cliente continuerà ad eseguire le operazioni concordate con il proprio istituto di credito (pagandone le commissioni previste) mentre il professionista emetterà parcella per la prestazione dei propri servizi.
Di fatto il consulente è assimilabile ad un avvocato oppure ad un architetto, i quali vengono pagati per la loro consulenza prestata.
La figura professionale del consulente finanziario indipendente, benché ancora relativamente nuova nel nostro Paese, è soggetta ad una rigida giurisprudenza che ne regola sia l’operato che i requisiti essenziali per accedere alla professione.
Come si diventa un consulente finanziario indipendente?
Se sei interessato ad avviare la professione, oppure sei semplicemente curioso e vuoi approfondire l’argomento, devi sapere che per offrire i servizi fuori sede ed in maniera del tutto autonoma è necessario compiere alcuni atti e possedere determinati requisiti.
In primo luogo, quindi, è obbligatorio iscriversi all’apposito albo professionale detenuto presso l’OCF. L’iscrizione all’albo è subordinata al possesso di alcuni requisiti ed al superamento di una prova di esame.
Quali sono i requisiti necessari?
- Requisiti di onorabilità, di assenza di situazioni di incompatibilità o di impedimento all’esercizio della professione come indicato rispettivamente nell’articolo 4 del DMEF del dicembre 2008, all’articolo 3 dello stesso decreto e all’articolo 163 del regolamento degli intermediari;
- Requisiti di indipendenza che prevedono il divieto assoluto di intrattenere direttamente o indirettamente e anche a mezzo terzi in qualsiasi rapporto professionale o patrimoniale con istituti di credito, sgr, intermediari del risparmio o società da loro controllate;
- Requisiti di professionalità che consistono nel possesso di un titolo di studio (è necessario almeno il diploma di scuola secondaria superiore) e nel superamento di una prova di esame specifica;
- Requisiti di natura patrimoniale che prevedono la stipula di un’assicurazione professionale adeguata a copertura di eventuali richieste di risarcimento danni causati da negligenza professionale;
- Requisiti di natura organizzativa. Il consulente finanziario indipendente per esercitare la professione deve disporre di un programma che specifichi la natura del servizio offerto e disporre di adeguati supporti logistici e di attrezzature essenziale al compimento della professione ed all’adempimento degli obblighi normativi previsti.
Uno degli scogli principali che l’aspirante professionista incontra prima di procedere all’iscrizione all’albo è sicuramente il superamento di una prova valutativa composta da 60 domande a risposte multiple (una corretta e 3 errate) di cui 40 valgono 2 punti per ogni risposta corretta e 20 hanno un valore di 1 punto.
Nel caso di risposte interamente corrette, dunque, il punteggio massimo ottenibile sarà 100 punti mentre la prova si intende superata con almeno 80 punti conseguiti.
La prova d’esame non va sottovalutata. Le statistiche non sono incoraggianti ed evidenziano che soltanto il 35% dei candidati riesce a valicare l’ostacolo al primo tentativo.
I quesiti, infatti, abbracciano più aree culturali: più di un terzo, naturalmente, riguardano la disciplina giuridica del mercato, degli intermediari e dei consulenti finanziari, poco meno dell’altro terzo è riservato a domande di matematica finanziaria mentre i restanti quesiti sono di diritto privato, commerciale, previdenziale e assicurativo.
La prova valutativa necessaria all’iscrizione viene indetta con cadenza annua dall’OCF con delibera autonoma e prevede almeno dieci sessioni (una al mese salvo gennaio ed agosto) che si tengono nelle sedi di Venezia, Milano, Roma e Palermo.
Va comunque precisato che esistono alcuni casi di esclusione dell’obbligo al test di valutazione; qualora il candidato sia in possesso di specifici requisiti come la qualifica di agente di cambio o abbia ricoperto per almeno tre anni la carica di funzionario di banca è esonerato dal test e può richiedere immediatamente l’iscrizione all’albo.
Quanto guadagna un consulente finanziario indipendente?
Nell’affrontare una valutazione esclusivamente di natura economica, ti consigliamo di partire da un presupposto significativo. Il servizio di consulenza finanziaria può essere equiparato in via generale alle prestazioni professionali di avvocato o di un commercialista?
La risposta è certamente affermativa: entrambi, infatti, offrono un servizio di consulenza nel proprio ambito professionale che, naturalmente, viene remunerata. Poiché entrambi sono liberi professionisti dotati di partita iva è certo che emetteranno parcella a fronte dei servizi prestati.
Un consulente finanziario, di solito, viene remunerato in percentuale sul portafoglio gestito (una sorta di management fee).
L’importo percentuale applicato non è fisso, ma, generalmente, compreso tra uno 0.50% e l’1% su base annua.
La parcella, inoltre, può comprendere anche una quota fissa legata a particolari prestazioni (come un’analisi previdenziale) e, talvolta, una commissione percentuale sulle eventuali performance di rendimento ottenuto.
Quest’ultima è anche una sorta di garanzia per il cliente. É evidente, infatti, che maggiore è il portafoglio gestito e più alto è il profitto realizzato dal consulente che avrà tutto l’interesse a conservare e far crescere al meglio il patrimonio che gli è stato affidato.
Se sei interessato ad arricchire le tue conoscenze finanziare e mettere nel tuo bagaglio consigli e informazioni utili, entra nel nostro gruppo privato e confrontati con tanti investitori e imprenditori.
Add a Comment