Cosa sono le PMI: definizione, caratteristiche e statistiche

La realtà imprenditoriale al centro dell’economia dell’Italia sono le PMI, le Piccole e Medie Imprese. Per questo motivo è fondamentale avere qualche informazione su cosa sono e i numeri che le caratterizzano sul suolo nazionale.

Le PMI rappresentano la struttura portante dell’intero sistema produttivo nazionale per numero di attività presenti, fatturato e impiego di forza lavoro.

Sono comprese come PMI anche le microimprese.

Come per il termine startup, anche la definizione di PMI, a volte, viene data erroneamente a un’attività. Una PMI infatti deve rispettare alcune caratteristiche specifiche per essere definita tale.

Definizione di PMI

La Commissione Europea, nella Raccomandazione n. 2003/361/Ce della Commissione Europea del 6 maggio 2003 relativa alla “definizione delle microimprese, piccole e medie imprese”, stabilisce che ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un’attività commerciale con meno di 249 addetti, un fatturato annuo che non supera i 50 milioni di euro o un totale di bilancio annuo che non supera i 43 milioni di euro, può essere definita PMI.

Sono considerate PMI anche le realtà aziendali che esercitano un’attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di persone o le associazioni che esercitano un’attività economica.

A differenza delle startup, di solito le PMI non portano sul mercato un prodotto o un servizio innovativo. Il che le rende, sotto un certo aspetto, meno rischiose, perché hanno la possibilità di prendere spunto da altre realtà per calcolare le spese e strutturare adeguatamente i business plan e i business model.

Anche per questo motivo è spesso più facile, rispetto a una start up, trovare e ricevere dei finanziamenti.

Classificazione delle PMI

Il numero di dipendenti, il fatturato annuale e il bilancio annuale sono i criteri che vengono presi in considerazione per definire e classificare una PMI. Di solito non vengono considerati contemporaneamente sia il fatturato annuale che il bilancio annuale, ma solo uno dei due.

Il criterio principale esaminato dalla Commissione Europea per definire un’attività PMI, è il numero di dipendenti. Più precisamente si parla di numero di occupati. Questo corrisponde al numero di persone che durante l’anno hanno lavorato nell’impresa a tempo pieno ed è espresso in termini di ULA (unità lavorative per anno).

Non sono contati gli apprendisti con contratto di apprendistato, di formazione o di inserimento. E nemmeno gli occupati in congedo di maternità o paternità.

Il lavoro dei dipendenti che non hanno lavorato tutto l’anno, oppure che hanno lavorato a tempo parziale, indipendentemente dalla durata, o come lavoratori stagionali, è contabilizzato in frazioni di ULA.

Per definire un’azienda PMI, la Commissione Europea affianca al criterio del numero di occupanti, anche un criterio finanziario: il fatturato annuo o il bilancio annuale.

Con fatturato annuo si intende l’importo netto del volume di affari comprendente le vendite e le prestazioni di servizi che costituiscono l’attività ordinaria dell’impresa, diminuiti degli sconti ed abbuoni concessi alle vendite, dell’IVA e delle altre imposte direttamente connesse con la vendita.

Con bilancio annuale, invece, si intende il totale dell’attivo patrimoniale.

Secondo questi parametri, un’impresa è classificata come:

  • micro: se il numero di occupanti è inferiore a 10 e il fatturato annuo, o il bilancio annuo, è inferiore a 2 milioni di euro;
  • piccola: se il numero di occupanti è maggiore di 10 ma inferiore a 50 e il fatturato annuo, o il bilancio annuo, è inferiore a 10 milioni di euro;
  • media: se il numero di occupanti è inferiore a 250 e se il fatturato annuo è inferiore a 50 milioni di euro, o se il bilancio annuale è inferiore a 43 milioni di euro.

A seconda della tipologia in cui si rientra, un’azienda può usufruire di alcune agevolazioni o fare richieste particolari. Prima, però, di fare qualsiasi genere di richiesta, bisogna accertarsi e constatare in quale categoria si appartiene.

Sul suolo italiano, la maggior parte delle PMI sono micro imprese.

Le statistiche in Italia

Come detto all’inizio, le PMI rappresentano il tessuto dell’economia Italiana. Di queste su più di 4 milioni di imprese attive in Italia, le microimprese con meno di 10 occupati sono quelle numericamente più importanti.

Rappresentano circa il 95% del totale, contro il 0,1% circa rappresentato dalle grandi imprese.

Le aziende di piccole e medie dimensioni sono invece circa 200mila, ovvero il restante 4,9% del tessuto imprenditoriale italiano, e sono responsabili di circa il 41% dell’intero fatturato generato in Italia e del 33% dell’insieme degli occupati del settore privato.

Purtroppo le PMI hanno subito le conseguenze economiche più gravi a causa dell’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, impattando negativamente sull’intero sistema nazionale.

Basti pensare che le PMI manifatturiere e turistiche delle regioni maggiormente colpite (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) costituiscono da sole il 10% del fatturato italiano.

Per quanto riguarda invece la durata media della vita di una PMI, le statistiche dicono che tra l’80% e il 90% delle aziende chiude nei primi 2 anni.

Di quelle che sopravvivono ai primi due anni, circa l’80% chiude nei successivi 3 anni.

Nella maggior parte dei casi, a causa di una sbagliata pianificazione o per sbagliate considerazioni da parte dell’imprenditore che si è approcciato in maniera erronea alla sua attività.

È vero che le PMI non vanno trattate esattamente come le startup, cioè senza avere un ritorno economico per anni, ma non bisogna nemmeno considerarle delle attività profit first, e quindi aspettarsi un guadagno nell’immediato.

Quindi prima di avviare un’impresa di qualsiasi genere e in qualsiasi settore, è meglio avere fin da subito chiaro il tipo di attività che si vuole avviare.

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Stefano Picchio
Imprenditore digitale
Tutto è iniziato nel 2013, momento in cui mi sono interessato al mondo dell'online.
In quegli anni facendo piccoli investimenti di natura finanziaria. Successivamente ho scoperto altri settori di investimento fino a conoscere ed appassionarmi di imprenditoria e digital marketing.
Ora ho uno smart-team di 11 collaboratori sparsi in giro per il mondo con i quali gestisco le mie 3 aziende.

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