Per capire il funzionamento degli strumenti finanziari derivati definiti Credit Default Swap, abbreviati anche in CDS, bisogna innanzitutto capirne il significato letterale. Infatti, default non è altro che il termine inglese per fallimento, utilizzato anche in Italia fra gli addetti ai lavori.
Il termine swap, invece, indica che questa tipologia prevede lo scambio tra due controparti di contratti derivati. Al momento della sottoscrizione l’acquirente e il venditore del CDS decidono l’entità del denaro e la durata del contratto.
Il compratore paga un premio periodico al venditore del CDS per tutta la durata dell’accordo per garantirsi un profitto.
Questo profitto arriva qualora si dovesse verificare il default del sottostante, che in molti casi è una società terza.
Nel caso in cui il sottostante dovesse essere uno Stato, si parlerebbe di CDS sovrani.
Il valore dei Credit Default Swap dovrebbe seguire il rischio di fallimento di una società.
Infatti, tecnicamente, più una società è lontana dal rischio di fallimento più il costo del CDS è basso e viceversa. Essendo, però, possibile fare speculazione sui CDS, non sempre questo discorso può attuarsi.
Facendo i CDS parte del mercato OTC, ovvero del mercato non regolamentato, le due controparti possono stabilire qualsiasi durata temporale.
Facciamo un esempio
Ipotizziamo che un soggetto A crede che una società C potrebbe fallire nel giro di 5 anni. Decide quindi di comprare un CDS dal venditore B dal valore di 5 milioni di euro.
Il soggetto A dovrà quindi pagare periodicamente un premio al venditore B per mantenere attivo il Credit Default Swap.
Le cose che possono succedere sono due:
- se dopo 5 anni la società C dovesse fallire, B dovrebbe pagare 5 milioni di euro ad A;
- in caso di mancato default il contratto si annullerebbe.
Anche se il soggetto A potrebbe, eventualmente cambiasse idea:
- vendere il CDS acquistato a un altro soggetto al valore di mercato;
- semplicemente annullarlo e quindi interrompere il pagamento periodico al venditore B.
Copertura dal rischio
Spesso ad utilizzare i CDS sono proprio i soggetti che hanno investito sulla società che rischia di fallire.
Se è chiaro il significato, allora è facile comprendere che i Credit Default Swap possono essere difatti un modo per coprirsi dal rischio, come se fosse un’assicurazione.
Qualora un investitore avesse comprato un’obbligazione da una società vicina al default, ci potrebbe essere il rischio che questa stessa società non riesca a restituire il capitale investito alla scadenza dell’obbligazione.
Nel caso in cui si dovesse concretizzare davvero il default della società che aveva emesso l’obbligazione, l’investitore avrebbe indietro il capitale investito grazie proprio al CDS.
La sua perdita consisterebbe solo nei premi che ha pagato periodicamente al venditore del CDS.
Invece, qualora la società non dovesse fallire, l’investitore avrebbe indietro la somma del bond, e la sua perdita consisterebbe solo nel pagamento dell’importo periodico.
Possiamo osservare come in entrambi i casi l’investitore otterrebbe una leggera perdita, ma decisamente contenuta.
O almeno inferiore rispetto a quella che risulterebbe dall’eventuale fallimento della società emittente dell’obbligazione.
Il Credit Default Swap in questo caso ha agito da copertura dal rischio, dunque, l’investitore ha preferito una leggera perdita rispetto alla possibilità di averne una molto più grande.
Fini speculativi
I Credit Default Swap possono essere acquistati anche per mero scopo speculativo.
Su questo mercato è possibile fare trading prevedendo un rialzo o un ribasso del rischio default delle società.
Un trader potrebbe quindi acquistare un CDS quando una società è in buona salute prevedendo un futuro rischio di fallimento. Successivamente potrebbe rivenderlo a prezzo maggiorato sul mercato qualora la società in questione dovesse realmente navigare in cattive acque.
Il trader avrebbe dunque acquistato e poi rivenduto il CDS solo per ottenere un profitto. L’uso speculativo dei CDS potrebbe portare alti rendimenti, ma il rischio derivante dall’investimento su questo strumento finanziario è molto alto.
Il motivo è riconducibile al fatto che il venditore potrebbe non essere in grado di avere il denaro necessario per pagare il compratore nel momento in cui si verifica il fallimento della società.
È ciò che accadde all’AIG, all’American International Group, durante la crisi dei mutui sub prime del 2008.
La crisi dei mutui sub prime del 2008
I Credit Default Swap hanno avuto un significato importante durante la crisi dei mutui sub prime del 2008.
La società di assicurazioni statunitense AIG aveva venduto molti CDS con sottostante il mercato immobiliare americano.
La AIG era conscia del fatto che il giudizio delle principali agenzie di rating sul settore immobiliare era molto buono. Robert McDonald, professore di finanza alla Kellogg School of Management di Chicago, disse infatti: “C’era questa idea che gli investimenti immobiliari erano sicuri perché i titoli avevano un rating AAA”.
L’innumerevole mole di contratti stipulati dalla AIG portò alla crisi finanziaria della società, la quale si salvò solo grazie al prestito della Federal Reserve di un totale di 182 miliardi di dollari e al controllo dello Stato del 92% delle azioni della società.
Nel 2012 la AIG estinse il prestito statale e il governo statunitense poté cedere il controllo delle azioni ottenendo una plusvalenza di 22 miliardi di dollari.
Il famoso film The Big Short racconta la storia di alcuni manager che capirono la fragilità del settore immobiliare prima dello scoppio della crisi dei mutui sub prime e decisero di acquistare dei Credit Default Swap proprio su questo settore.
Perché investire in CDS
I Credit Default Swap possono essere un’alternativa alla vendita allo scoperto su una società che si ritiene in crisi.
Chiaramente le due opzioni sono totalmente differenti. Mentre la vendita allo scoperto ha come obiettivo un ribasso del prezzo delle azioni della società, i CDS riguardano il suo debito.
Un altro modo per investire sul ribasso di un titolo azionario è l’utilizzo dei CFD. Quest’ultimi, proprio come i CDS, fanno parte del mercato non regolamentato e replicano l’andamento del valore di un’azione.
Questo per far capire che prima di fare un investimento, bisogna scegliere accuratamente lo strumento su cui investire. Ad oggi esistono tanti strumenti finanziari che possono soddisfare varie esigenze e strategie.
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