I fondi indicizzati sono strumenti di investimento a gestione passiva, sempre più popolari tra gli investitori italiani.
Sono una tipologia di fondi di investimento la cui gestione si basa sulla replica di un indice di riferimento. Questo è possibile grazie all’acquisto di tutti i titoli che compongono il sottostante.
Rappresentano, insieme agli ETF, uno strumento ideale per investire in modo efficiente e poco costoso sugli indici.
È possibile distinguere i vari fondi indicizzati sulla base delle modalità con cui l’indice di riferimento viene replicato.
Infatti, si può parlare di:
- replica fisica, quando il gestore del fondo acquista le azioni che compongono l’indice;
- replica sintetica, quando invece non vengono acquistate le azioni, ma i contratti derivati che si stipulano con la controparte.
La composizione del fondo indicizzato può cambiare nel tempo a seconda delle modificazioni che riguardano il paniere dell’indice di riferimento.
Anche nel caso del fondo indicizzato a replica sintetica, si cerca comunque di mantenere una stretta correlazione con il benchmark.
Come funziona un fondo indicizzato
L’indicizzazione è una forma di gestione passiva dei fondi.
Invece di avere un gestore che effettua attivamente la selezione dei titoli e il market timing, selezionando su quali titoli investire e le tempistiche di compravendita, il fondo indicizzato costruisce un portafoglio le cui partecipazioni rispecchiano i titoli contenuti in un particolare indice.
L’idea è che imitando il profilo dell’indice, il fondo eguaglierà anche la sua performance.
Un fondo indicizzato che replica l’SP500, per esempio, investirà nelle stesse 500 società che compongono quell’indice.
I portafogli di fondi indicizzati cambiano sostanzialmente solo per riflettere modifiche nella composizione dell’indice sottostante.
Se il fondo segue un indice ponderato, i suoi gestori devono inoltre periodicamente bilanciare la percentuale di diversi titoli per mantenerla allineata al peso di benchmark.
Investire puntando su un indice è un modo per esporre il proprio investimento ad alcuni fattori che caratterizzano l’indice mantenendo allo stesso tempo un ampio livello di diversificazione.
I fondi indicizzati e gli ETF hanno reso molto semplice e trasparente questo tipo di strategia.
Fondi indicizzati e fondi attivi
Investire in un fondo indicizzato, come abbiamo già detto, è una forma di investimento passivo.
Questa strategia è solitamente posta in opposizione all’investimento attivo, ovvero che prevede la selezione dei titoli e di market timing.
Un vantaggio principale che i fondi indicizzati hanno rispetto alle loro controparti gestite attivamente sono i costi. In molti casi sono decisamente inferiori rispetto alla gestione attiva.
Questo perché i gestori di fondi indicizzati stanno semplicemente replicando la performance di un indice di riferimento.
Anche i costi relativi alle operazioni di compravendita sono solitamente inferiori nei fondi indicizzati. I fondi passivi negoziano le partecipazioni meno spesso.
Al contrario, i fondi gestiti attivamente, di solito, conducono più transazioni, aumentando i costi di gestione.
Infine, solitamente i fondi attivi hanno delle commissioni legate alla performance. Quando il gestore riesce a battere il mercato richiede solitamente una compensazione.
Molti studi dimostrano che la maggior parte dei fondi passivi tendono a sovraperformare i fondi comuni di investimento attivi.
Bisogna capire che i fondi gestiti passivamente non tentano di battere il mercato. La loro strategia cerca di replicare il rischio e il rendimento complessivi di un indice.
I fondi attivi, invece, mirano a ottenere un risultato migliore dell’indice di riferimento.
L’evidenza empirica mostra che più si allunga l’orizzonte temporale più diventa complesso per i fondi attivi sovraperformare in modo sistematico l’andamento generale del mercato.
Inoltre, aumentando la durata dell’investimento, il fattore di costo diventa una variabile sempre più importante nel definire la performance di un fondo: spostando ulteriormente la bilancia verso i fondi passivi.
Fondi indicizzati all’inflazione
Se l’obiettivo dell’investimento è mettersi al riparo dall’incremento dei prezzi, è possibile valutare i fondi indicizzati all’inflazione
Sono dei fondi che replicano l’andamento dell’inflazione in una determinata area valutaria, che potrebbe essere, ad esempio, l’area euro oppure l’area degli Stati Uniti.
Nella maggior parte dei casi, questi fondi sono di tipo obbligazionario, quindi, prevedono l’acquisto di obbligazioni che offrono all’investitore un tasso d’interesse pari all’inflazione.
Si tratta di investimenti di media o lunga durata, che prevedono il rimborso del valore nominale delle obbligazioni alla scadenza.
Basso rischio?
Gli investitori con una limitata propensione al rischio potrebbero essere interessati ai fondi indicizzati di tipo obbligazionario.
Sebbene abbiano un rischio più contenuto, è bene sapere che non è possibile avere un rischio pari a zero! Anche nel caso di titoli obbligazionari statali e non privati.
Non tutti i fondi obbligazionari possono considerarsi a basso rischio, ma bisogna valutare caso per caso.
La gestione del rischio è un aspetto che dovrebbe essere valutato con una prospettiva ampia, tenendo conto non del singolo fondo, ma dell’intero portafoglio d’investimento. Ogni portafoglio va infatti costruito su parametri molto precisi e uno di questi è il profilo di rischio dell’investitore.
Fondi indicizzati ed ETF
Una distinzione fondamentale tra i vari tipi di fondi passivi è quella tra i fondi quotati, ovvero gli ETF, e i fondi indicizzati non quotati:
- I fondi indicizzati non sono necessariamente quotati in Borsa. Qualora non lo fossero, il controvalore dell’operazione sarà determinato solo alla chiusura dei mercati dalla società di gestione, che funge da intermediario. Gli ETF, invece, sono strumenti di investimento quotati in Borsa in tempo reale come una semplice azione. Per questo motivo, possono essere negoziati in modo semplice e veloce.
- I fondi indicizzati prevedono costi di gestione simili a quelli degli ETF, ma non richiedono costi per le operazioni di acquisto e vendita. Gli ETF hanno commissioni di gestione molto basse, alle quali in genere bisogna aggiungere le spese per la compravendita, come si fa quando si compra o si vende un’azione.
Gli strumenti passivi hanno permesso anche ai risparmiatori in possesso di piccoli capitali di investire sui mercati grazie alle commissioni piuttosto basse.
Oggi gli investitori che vogliono diversificare il proprio investimento, possono farlo senza andare incontro a costi eccessivi come spesso accade con i fondi comuni a gestione attiva.
In particolare gli ETF, essendo quotati, si rivelano un prodotto semplice, liquido e trasparente. Qualità sempre più importanti in un contesto economico finanziario sfidante come quello attuale.
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