Rivoluzioni copernicane, intuizioni tecnologiche che hanno cambiato il mondo, personalità geniali, controverse e ambiziose dagli obiettivi precisi e la ferma volontà di raggiungerli. Tanti i traguardi importanti che hanno costellato i loro cammini e anche qualche fallimento, inevitabile quando ci si spinge verso il progresso e l’ignoto.
Sono queste le caratteristiche delle principali storie che hanno ispirato il mondo dell’editoria e del cinema. Su questi successi sono stati scritti i migliori libri sull’imprenditoria e girate pellicole, serie tv, documentari che raccontato le migliori storie imprenditoriali.
La storia di Steve Jobs nel film Jobs
Jobs, scritto da Matt Whiteley e diretto da Joshua Michael Stern, è semplicemente il ritratto, indimenticabile e memorabile, di un genio che dal niente, o per meglio dire, da un freddo e spoglio garage, ha realizzato il suo primo personal computer e ha dato vita a un’azienda con la maggior capitalizzazione al mondo.
Il film percorre gli anni della vita di Steve Jobs che vanno dal 1971, quando il giovane protagonista interpretato da Ashton Kutcher frequenta il college, al 2000 quando avviene la presentazione dell’Ipod. È proprio con questa scena che si apre il film, con Steve Jobs nella Apple Town Hall che in una riunione introduce il famoso lettore di musica digitale.
Il film racconta della genialità e del talento di un giovane Steve Jobs che insieme all’amico Steve Wozniak crea, nel garage di casa dei genitori adottivi di Jobs, il primo computer chiamato Apple I. La strada è però in salita, difficile risulta trovare investitori che credano nel progetto dei due visionari.
La storia di Apple è la storia di Steve Jobs. Ad Apple I subentra Apple II e poi il Macintosh, il nuovo personal computer lanciato nel 1984. Una data importante, fissata da Jobs stesso, che ha centrato la campagna pubblicitaria sull’analogia con il grande fratello che nello stesso anno compare nel romanzo di George Orwell.
Le vendite però non raggiungono i livelli sperati anche a causa del prezzo deciso da John Sculley, nuovo CEO di Apple ingaggiato direttamente da Jobs. È lo scontro e i componenti del consiglio di amministrazione si schierano dalla parte di Sculley. Jobs è costretto ad abbandonare la sua creatura. È un momento cruciale, del film, della vita di Steve Jobs e del futuro della Apple.
L’azienda deperisce, lo sviluppo tecnologico ristagna, il Macintosh è ormai obsoleto, la soluzione si chiama ancora una volta Steve Jobs che nel frattempo ha fondato NeXT. Passati 10 anni, Steve Jobs rientra in Apple dalla porta principale, prima come consulente e poi come amministratore delegato. È la rinascita della Apple e la rivincita di un talento indiscusso e geniale.
Il suo genio è perfettamente espresso in una sua celebre frase nella quale invita i folli, i diversi, i solitari, i ribelli a credere nelle loro visioni e nelle loro idee, perché sono queste persone che cambiano il mondo e lo spingono avanti, sono i geni del nuovo millennio, che possono essere diffamati oppure osannati, si può essere o meno d’accordo con loro, ma certo la loro “forza” non può essere ignorata.
The Social Network, film sul successo di Facebook
The social network non è una delle tante storie imprenditoriali di successo è il film su Facebook e racconta la vita, i primi passi e la genialità introversa di Mark Zuckerberg, il suo fondatore. La penna che ha dato vita al capolavoro è di Aaron Sorkin, lo stesso che ha scritto Steve Jobs, colui che meglio di tutti capisce l’ossessione per le tecnologie innovative.
Il film diretto da David Fincher narra le vicissitudini del famoso social network, dall’anno della sua fondazione, il 2004, fino alla causa da 600 milioni di dollari che ha coinvolto il suo fondatore. La mente brillante di Mark, giovane studente universitario di Harvard, viene notata da tre coetanei che sono alla ricerca di un programmatore che renda reale il loro progetto di creare Harvard Connection, una sorta di canale che colleghi online gli studenti dell’università.
A sviluppare l’idea però è segretamente solo Mark Zuckerberg. L’enorme successo che il sito riscuote fa espandere il progetto che da Harvard arriva a Yale, all’università di Stanford e alla Columbia. Il comportamento poco corretto con i tre studenti di Harvard e il successivo accantonamento a ruolo marginale dell’amico Eduardo Saverin, suo iniziale finanziatore, gli costano due lunghe azioni legali che gli stessi protagonisti intentano contro il fondatore di Facebook. E se la prima gli costa, si fa per dire, solo 65 milioni di dollari, la cifra che Mark Zuckerberg dovrà versare all’ex amico Saverin resta imprecisata.
The social network è un film lucido che analizza il rapporto con un aspetto ormai entrato a far parte della quotidianità sotto tutti i punti di vista. Dietro Facebook si cela la personalità di Zuckerberg, un innovatore pieno di talento e visione, delle volte sfacciato, a cui piace sognare e che non ama invece confrontarsi con l’esterno e la realtà che lo circonda. È l’ambizione che smuove gli animi, la volontà di stupire e di realizzare qualcosa di veramente grande, che altri non riescono neanche a immaginare.
Zuckerberg inventa Facebook per impressionare la ragazza che lo aveva lasciato, Steve Jobs inventa l’Ipod per mettere in tasca la musica alla figlia e farsi perdonare del poco amore che le dona. Un modo diverso di comunicare forse, più vulcanico, originale, creativo, talvolta discutibile, che però ha avuto il grande merito di segnare un’epoca.
La storia di McDonald’s, The Founder
Sono numerosi i film sul successo: I pirati di Silicon Valley su Steve Jobs e Bill Gates, Tucker, la storia di Preston Tucker e il suo sogno, Crocodile in the Yangtze che racconta la storia di Jack Ma, il fondatore di Alibaba, o The Founder, l’incredibile storia della nascita di McDonald’s.
The Founder è il film su McDonald’s e la vita e il cammino imprenditoriale di Ray Kroc, suo fondatore. Kroc è un venditore di frullati, non particolarmente abile nel vendere i suoi prodotti, ma quando si accorge che un ristorante in particolare fa molta richiesta di frullatori, non si fa sfuggire l’occasione e scopre il fast food McDonald’s gestito dagli omonimi fratelli.
Resta affascinato dal modo in cui è gestito il ristorante, dal servizio veloce, all’atmosfera familiare. Convince così i due fratelli a creare un franchising, ma le nuove aperture non rispecchiano l’efficienza del ristorante originale, è invece la cattiva gestione a dilagare. Nasce allora l’idea di aprire le affiliazioni alla classe media, molto più incentivata di quella abbiente a mostrarsi pratica e volenterosa.
Il passo è compiuto, Ray decide che è tempo di sciogliere il contratto che lo lega ai fratelli McDonald’s, ma anche che è fondamentale mantenere il nome, nel quale ormai gli americani si riconoscono. Liquida i fratelli con una somma pari a 26 milioni di dollari (attuali) e li mette fuori mercato, aprendo un McDonald’s proprio di fronte il loro ristorante, dall’altro lato della strada. Un successo ottenuto attraverso la forza di volontà e la tenacia, che in questo caso nulla ha avuto a che fare con talento e qualità innate, ma con la solita visione, quella sì. Quella sempre.
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