Perché non conviene tenere i soldi sotto il materasso

Tenere i soldi sotto il materasso è probabilmente il consiglio finanziario più diffuso in Italia.

Statisticamente gli italiani sono un popolo di grandi risparmiatori e pessimi investitori. Alla maggior parte delle persone, infatti, non piace correre alcun genere di rischio, per quanto basso, quando si parla di soldi e investimenti.

In realtà, però, anche tenere i soldi sotto il materasso, o più comunemente nel conto corrente, ha i suoi rischi e svantaggi.

Naturalmente, non investire non è una scelta sbagliata, dipende tutto dal proprio profilo di rischio, e non solo. È una scelta strettamente personale.

Prima di prendere comunque una decisione, è giusto essere informati bene. Infatti, molte persone scelgono di non investire e tenere i soldi fermi sul conto corrente, ignare dell’erosione del capitale a opera dell’inflazione.

Spieghiamo meglio di che cosa si sta parlando.

Come 1000 euro sono diventati 588 euro in 20 anni

AdviseOnly ha realizzato uno studio per Il Sole 24 Ore, prendendo in considerazione un caso ipotetico: facciamo finta che sia il 1999 e in Italia ci sia già l’euro. Hai 1000 euro e decidi di tenerli sotto il materasso.

A novembre 2019, a distanza di 20 anni, quei 1000 euro, in termini di valore reale, valgono in realtà 588 euro. Questo a causa dell’erosione dell’inflazione che in due decenni ha fatto sì che il valore nominale restasse inalterato, ma ha fatto crollare drasticamente il potere d’acquisto del capitale.

Parliamo di un calo di valore che supera il 40%.

Se tu avessi messo questi 1000 euro sotto il materasso nel 2009, ci sarebbe stato un calo del 12,5%, del 3,3% in 5 anni.

Il potere di acquisto rappresenta ciò che una persona può realmente fare con una somma di denaro. Ovvero, quello che avresti potuto comprare nel 1999, non avresti sicuramente potuto permettertelo nel 2019 con la stessa somma di denaro.

C’è differenza tra tenerli sotto il materasso o nel conto corrente?

Tenere i soldi sotto il materasso o su un conto corrente, non è esattamente la stessa cosa.

Innanzitutto, spesso avere un conto corrente comporta dei costi, che variano da banca a banca.

Inoltre, un istituto bancario non è un ente infallibile. Soprattutto negli ultimi anni, ci sono stati casi di irregolarità da parte degli istituti bancari o di fallimento. Alcuni esempi possono essere la Banca Popolare di Brescia nel 1998, la banca Carige nel 2012, o la Banca Popolare di Bari nel 2019. Tutte situazioni che hanno messo a rischio anche i risparmi dei piccoli correntisti.

Ci sarebbe da considerare anche il bail in, regolamento europeo che definisce la gestione del fallimento delle banche in Europa, e prevede che a pagare per le magagne della propria banca non siano solo gli investitori, ma anche i risparmiatori che sul conto hanno oltre 100.000 euro, che potrebbero subire un prelievo forzato al fine di salvare la banca.

Lo Stato può anche eseguire un vero e proprio pignoramento sul conto corrente di lavoratori dipendenti e pensionati per recuperare debiti e arretrati.

Perché gli italiani sono restii a investire

In molti casi, si tratta di ignoranza condita da una buona dose di paura.

La maggior parte degli italiani non ha un’adeguata preparazione economico-finanziaria e qualsiasi genere di approccio al mondo degli investimenti sembra rischioso o difficile.

Sono davvero in pochi ad aver ricevuto un’educazione finanziaria e queste poche persone, nella maggior parte dei casi, si limitano al risparmio in vista di periodi difficili. In alcuni casi, per fortuna sempre meno tra i giovani, si sentono persino dire frasi come: “Tieni i soldi da parte, metti caso scoppi di nuovo una guerra”. Questo per far capire che il modeling che le persone ereditano, risale addirittura a quello dei nonni o dei bisnonni a volte.

Esistono figure come gli intermediari finanziari, ma anche verso di loro c’è molta diffidenza, a causa di alcuni scandali che, per esempio, hanno visto come protagonisti pensionati con un basso profilo di rischio comprare obbligazioni subordinate, sotto consiglio di esperti.

I gestori di fondi di investimento cercano modi sempre più creativi per trovare il rendimento, aumentando di conseguenza il rischio ed esponendo investitori non adeguati.

Bisogna quindi investire tutto il proprio capitale?

Assolutamente no!

Innanzitutto, come abbiamo spiegato prima, una volta ricevute tutte le informazioni, devi prendere la decisione che ti farà stare più sereno.

Se investire tutti i tuoi risparmi poi non ti farà dormire la notte, meglio non farlo. Ora che sai i rischi che si corrono tenendo i soldi sotto il materasso o in un conto corrente, potrai comunque prendere una decisione conscia.

La cosa migliore da fare, è sicuramente non investire tutto il proprio capitale, ma tenere sempre da parte una somma di denaro, come abbiamo spiegato in un precedente articolo, per far fronte a eventuali imprevisti o emergenze.

Il restante capitale, se deciderai di investirlo, non dovrà essere per forza investito tutto subito o obbligatoriamente.

Se inizierai a studiare il mondo degli investimenti, imparerai che il tempismo è molto importante e che ci vuole un corretto money management per avere un buon portafoglio diversificato, così da ridurre i rischi.

Il modo migliore per abbassare il rischio negli investimenti è comunque lo studio. Anche se deciderai di affidarti a un consulente, la cosa migliore da fare sarà non farlo ciecamente, ma è bene studiare e informarsi, così da comprendere bene i consigli che ti saranno dati.

Se sei interessato a investire parte del tuo capitale e non sai da dove iniziare, allora entra nella community di Investhero, dove potrai trovare tanti altri contenuti interessanti e conoscere altre persone come te, interessate al mondo degli investimenti.

 

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Stefano Picchio
Imprenditore digitale
Tutto è iniziato nel 2013, momento in cui mi sono interessato al mondo dell'online.
In quegli anni facendo piccoli investimenti di natura finanziaria. Successivamente ho scoperto altri settori di investimento fino a conoscere ed appassionarmi di imprenditoria e digital marketing.
Ora ho uno smart-team di 11 collaboratori sparsi in giro per il mondo con i quali gestisco le mie 3 aziende.

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