Rischio d’impresa: cos’è, tipologie e importanza per un imprenditore

L’avvio e la ges­tione nel tem­po di un’at­tiv­ità impren­di­to­ri­ale è comune­mente asso­ci­a­ta ad un con­cet­to di ris­chio d’im­pre­sa che, tal­vol­ta, rimane aleato­rio o non trop­po iden­ti­fi­ca­to.
Il sen­tire comune, in effet­ti, sem­bra asso­cia­re l’at­tiv­ità pro­dut­ti­va o com­mer­ciale svol­ta per pro­prio con­to ad un’in­certez­za di fon­do da cui rimane esclu­so, invece, il lavoro sub­or­di­na­to.

Per intro­durre il con­cet­to di ris­chio di impre­sa è bene ricor­dare la definizione stes­sa di impren­di­tore che viene dis­ci­plina­ta giuridica­mente dal­l’ar­ti­co­lo 2082 del Codice Civile.

L’im­pren­di­tore, nel­lo speci­fi­co, è la per­sona fisi­ca o giuridi­ca che eserci­ta in modo con­tin­u­a­ti­vo un’at­tiv­ità di pro­duzione o di scam­bio di beni o servizi allo scopo di pro­durne un prof­it­to.

L’im­pren­di­tore, per svol­gere al meglio la pro­pria attiv­ità, però, ha neces­sità di dis­porre di un com­p­lesso di beni orga­niz­za­ti che l’ar­ti­co­lo 2555 del Codice Civile indi­vid­ua con il con­cet­to di azien­da. Benché non sia disponi­bile una definizione giuridi­ca del ter­mine di impre­sa è pos­si­bile, in sen­so lato, esten­der­lo al con­cet­to di un’at­tiv­ità impren­di­to­ri­ale avente scopo di lucro.

L’im­pre­sa, però, non è un con­cet­to sta­ti­co nel tem­po ed è stret­ta­mente con­nes­sa e dipen­dente da numerose vari­abili. Gli impren­di­tori, infat­ti, sono per­fet­ta­mente con­sci che il loro prof­it­to azien­dale non è né deter­mi­na­to né deter­minabile a pri­ori in ragione delle diverse con­dizioni con cui si scon­tra­no quo­tid­i­ana­mente, è anche vero però che ogni impren­di­tore potrebbe e dovrebbe fare delle pre­vi­sioni sul pos­si­bile anda­men­to del­la pro­pria azien­da.

Essendo una parte delle vari­abili non con­trol­la­bili dal­l’im­pren­di­tore che non ha facoltà di inter­venire per mod­i­fi­car­le, pos­si­amo tran­quil­la­mente dire che il ris­chio impren­di­to­ri­ale è una com­po­nente del­l’im­pre­sa stes­sa che non può essere elim­i­na­to del tut­to.

Cos’è il rischio di impresa?

Da un pun­to di vista eco­nom­i­co, dunque, il ris­chio di impre­sa è cos­ti­tu­ito dal com­p­lesso delle respon­s­abil­ità azien­dali per quel che con­cerne le scelte deci­sion­ali assunte durante l’at­tiv­ità di impre­sa.

Se il con­cet­to ti sem­bra ecces­si­va­mente con­tor­to pos­si­amo sem­pli­fi­care il ris­chio di impre­sa indi­vid­uan­do­lo nel­la total­ità delle scelte azien­dali che pos­sono risultare vin­cen­ti oppure, al con­trario, per­den­ti.

Va da sé che scelte azzec­ca­te cor­rispon­dono ad un anda­men­to pos­i­ti­vo degli affari men­tre scelte errate con­ducono a perdite azien­dali.

In lin­ea gen­erale il ris­chio di un’azien­da coin­cide con quel­lo del­l’im­pren­di­tore (se si trat­ta di attiv­ità pro­fes­sion­ali o soci­età di per­sone ad esem­pio), ma può esserne sep­a­ra­to in caso di soci­età di cap­i­tali.

Come si scompone il rischio di impresa?

Il con­cet­to di ris­chio non è soltan­to aleato­rio, ma anche piut­tosto com­p­lesso e dif­fi­cil­mente deter­minabile, per­tan­to può esser­ti utile cer­care di scom­porre l’ampia valen­za del con­cet­to in varie sot­to­cat­e­gorie che indi­vid­u­ano (così come sta­bil­i­to dagli stu­di eco­nomi­ci) alcu­ni aspet­ti più ristret­ti di una nozione tan­to ampia.

Per questo moti­vo il ris­chio di impre­sa può essere frazion­a­to in ris­chio eco­nom­i­co, ris­chio pat­ri­mo­ni­ale e ris­chio finanziario.

Cos’è il rischio economico d’impresa?

Il ris­chio eco­nom­i­co di impre­sa è il com­p­lesso delle situ­azioni che pos­sono incidere sig­ni­fica­ti­va­mente sulle risul­tanze red­di­tu­ali di un’im­pre­sa ed è stret­ta con­seguen­za del rap­por­to tra i ricavi ed i costi azien­dali.

Il ris­chio eco­nom­i­co, a sua vol­ta, è diret­ta­mente influen­za­to da numerose vari­abili che pos­sono essere con­den­sate in due sot­to­cat­e­gorie:

- ris­chio di mer­ca­to
ris­chio di con­troparte.

Il ris­chio di mer­ca­to è ampio ed arti­co­la­to poiché dipende dalle vari­abili macro eco­nomiche del ter­ri­to­rio in cui l’azien­da pres­ta la sua attiv­ità con­tin­u­a­ti­va.

Ti voglio ricor­dare, infat­ti, che l’im­pren­di­tore che opera in deter­mi­na­to con­testo eco­nom­i­co e geografi­co si con­fronta con le dinamiche inflat­tive (ris­chio inflazion­is­ti­co) che pos­sono con­durre ad una perdi­ta del potere d’ac­quis­to del­la mon­e­ta locale, con la volatil­ità dei rap­por­ti di cam­bio (ris­chio di cam­bio), con la vari­azione del prez­zo delle materie prime (ris­chio del prez­zo di acquis­to) e con le vari­azioni dei tas­si di inter­esse.

Il ris­chio di con­troparte, invece, è stret­ta­mente con­nes­so con la pos­si­bil­ità che il sogget­to con cui l’im­pren­di­tore con­clude un con­trat­to non abbia la pos­si­bil­ità di ono­rare gli obb­lighi assun­ti. Il ris­chio di con­troparte com­prende l’opzione che il sogget­to acquirente non abbia liq­uid­ità per ono­rare il prez­zo pat­tuito oppure per rim­bor­sare un presti­to.

Cos’è il rischio patrimoniale di impresa?

Il ris­chio pat­ri­mo­ni­ale di impre­sa è cos­ti­tu­ito dal­l’in­sieme delle scelte impren­di­to­ri­ali che pos­sono indurre una perdi­ta sul pat­ri­mo­nio del­l’im­pre­sa stes­sa.

Volen­do sem­pli­fi­care il con­cet­to puoi con­sid­er­are il ris­chio pat­ri­mo­ni­ale come l’ipote­si che il ver­i­fi­car­si di una serie di vari­abili sfor­tu­nate pos­sa avere come con­seguen­za un risul­ta­to oper­a­ti­vo azien­dale neg­a­ti­vo.

É del tut­to evi­dente, infat­ti, che il risul­ta­to azien­dale dipende da una serie di ele­men­ti (quali il vol­ume d’af­fare ed i costi azien­dali) che pos­sono essere influen­za­ti anche da agen­ti eso­geni.

Il ris­chio pat­ri­mo­ni­ale colpisce ogni investi­tore che ha scel­to di intro­durre cap­i­tale in un’im­pre­sa, il quale rischia di perdere le quote e gli utili derivan­ti dal suo inves­ti­men­to. Il ris­chio pat­ri­mo­ni­ale è mag­giore nel momen­to in cui l’at­tiv­ità del­l’azien­da è eserci­ta­ta da una soci­età di per­sone, in quan­to ven­gono mes­si a ris­chio anche i beni per­son­ali.

Cos’è il rischio finanziario di impresa?

Ogni attiv­ità impren­di­to­ri­ale non è stret­ta­mente con­nes­sa soltan­to al prof­it­to (o perdi­ta) real­iz­za­to in segui­to alla com­praven­di­ta di beni o servizi ogget­to del­l’at­tiv­ità stes­sa, ma è sen­si­bil­mente influen­za­ta anche dal­la ges­tione finanziaria del­l’im­pre­sa stes­sa.

Il cap­i­tale del­l’im­pren­di­tore (o del­la soci­età), in effet­ti, è espos­to alla volatil­ità degli inves­ti­men­ti finanziari posti in essere; poiché ten­den­zial­mente nes­suna azien­da rimane con il cap­i­tale immo­bi­liz­za­to è evi­dente che esso sia suscettibile di vari­azioni (pos­i­tive o neg­a­tive) anche sig­ni­fica­tive.

Come si misura il rischio di impresa?

La val­u­tazione del ris­chio impren­di­to­ri­ale non è del tut­to uni­vo­ca, è sogget­ta a val­u­tazioni ogget­tive ma anche a stor­ture det­tate da approc­ci dif­fer­en­ti in ter­mi­ni di finan­za com­por­ta­men­tale.

Come puoi facil­mente immag­inare un impren­di­tore val­uterà in pri­mo luo­go il ris­chio di mer­ca­to e tutte le vari­abili ad esso con­nesse, pren­derà in con­sid­er­azione la capac­ità red­di­tuale dei pro­pri cli­en­ti per sag­gia­rne la solvi­bil­ità, anal­izzerà le oppor­tu­nità di acces­so al cred­i­to para­me­tra­to al cos­to del­lo stes­so e deciderà di con­seguen­za l’u­til­ità di effet­tuare o meno degli inves­ti­men­ti.
Nat­u­ral­mente l’im­pren­di­tore accor­to sarà obbli­ga­to a val­utare anche il ris­chio finanziario con­nes­so ai pro­pri inves­ti­men­ti e a quel­li del­la sua soci­età per man­tenere il quadro glob­ale il più com­ple­to pos­si­bile.

Va da sé che la percezione del ris­chio è dif­fer­ente da indi­vid­uo ad indi­vid­uo, può vari­are nel tem­po e, a sec­on­da delle cir­costanze, anche per lo stes­so sogget­to.

Un capi­to­lo a parte, ovvi­a­mente, meri­ta la val­u­tazione del ris­chio pos­ta in essere dagli isti­tu­ti di cred­i­to in relazione alla con­ces­sione di un finanzi­a­men­to; in questo caso le banche si atten­gono a dei para­metri uni­vo­ci che sono sta­ti recen­te­mente aggior­nati e sono conosciu­ti con la definizione di Basilea 3.

Cos’è il rischio reputazionale di impresa?

Benché il ris­chio rep­utazionale sia con­sid­er­a­to un ris­chio di sec­on­do liv­el­lo in quan­to cor­re­la­to ad altri aspet­ti, non si può non con­sid­er­are quan­to sia diven­ta­to attuale ed impor­tante nel­l’ul­ti­mo peri­o­do.

Il ris­chio rep­utazionale può essere defini­to come la pos­si­bil­ità che un’azien­da abbia a subire una fles­sione del pro­prio mar­gine oper­a­ti­vo in relazione alla percezione neg­a­ti­va che cli­en­ti, for­n­i­tori, organi pre­posti alla vig­i­lan­za, soci, poten­ziali investi­tori o sogget­ti terzi pos­sano mat­u­rare nei con­fron­ti del­l’azien­da stes­sa.

Se ci pen­si beni la rep­utazione non è qual­cosa di mate­ri­ale, non si può toc­care, ma è in qualche modo tan­gi­bile e può influen­zare sig­ni­fica­ti­va­mente l’an­da­men­to del­la red­di­tiv­ità azien­dale.

La rep­utazione azien­dale può essere mis­ura­ta in ter­mi­ni di cred­i­bil­ità e può essere mes­sa a ris­chio in vari modi ed in breve tem­po. Non si trat­ta soltan­to di un dis­cor­so di mer­ca­to, di qual­ità del prodot­to o del servizio eroga­to, ma può essere molto più impal­pa­bile.

Pen­sa un atti­mo alla grande dif­fu­sione che i social media stan­no conoscen­do negli ulti­mi anni; la dif­fu­sione di notizie in rete (anche dis­torte dal­la realtà dei fat­ti) può essere tan­to rap­i­da quan­to dan­nosa.

D’al­tronde qual­cuno disse che ne ferisce più la lin­gua del­la spa­da e, nel caso del­la rep­utazione azien­dale, non pos­si­amo che essere d’ac­cor­do.

Come si gestisce il rischio di impresa?

Ogni azien­da possiede un cosid­det­to risk man­age­ment che è pre­pos­to ad anal­iz­zare i rischi con­nes­si all’at­tiv­ità impren­di­to­ri­ale, ad evi­den­ziare poten­ziali minac­ce, ad elab­o­rare strate­gie d’azione e a porre in essere deter­mi­nati com­por­ta­men­ti atti a mit­i­gare le con­seguen­ze neg­a­tive e a ridurre l’im­pat­to eco­nom­i­co provo­ca­to da even­tu­ali situ­azioni avverse.
Qualo­ra non ci fos­se una figu­ra speci­fi­ca ded­i­ca­ta, se ne occu­perebbe, anche a sua insa­pu­ta, l’im­pren­di­tore stes­so, o per le meno dovrebbe far­lo. Questo è quel­lo che soli­ta­mente si ver­i­fi­ca nelle pic­cole e medie imp­rese del nos­tro paese.

Quan­to più è effi­cace la con­dot­ta del risk man­age­ment tan­to mag­giore è la solvi­bil­ità azien­dale e la percezione pos­i­ti­va che i terzi elab­o­ra­no nei con­fron­ti del­l’im­pre­sa.

Tra le strate­gie difen­sive più effi­caci, nat­u­ral­mente, vi sono delle forme di pro­tezione al ris­chio cod­ifi­cate come la stip­u­la di uno o più con­trat­ti assi­cu­ra­tivi atti a coprire l’e­s­po­sizione azien­dale al ver­i­fi­car­si di even­ti avver­si.

Assicurazioni e rischio di impresa

Di polizze assi­cu­ra­tive si fa un gran par­lare e spes­so sen­za trop­pa cog­nizione di causa. Spes­so vis­sute come un inutile balzel­lo da ono­rare, le assi­cu­razioni sono tal­vol­ta viste con sospet­to dagli investi­tori meno accor­ti, ma pos­sono rap­p­re­sentare un’ot­ti­ma for­ma di pro­tezione per l’azien­da.

Cosa può assi­cu­rare l’im­pren­di­tore per mit­i­gare i rischi con­nes­si alla sua attiv­ità?

Nonos­tante la cul­tura finanziaria e assi­cu­ra­ti­va nel nos­tro Paese non sia evo­lu­ta come nel mon­do anglosas­sone, l’im­pren­di­tore ha la pos­si­bil­ità di assi­cu­rare il pro­prio cap­i­tale di beni mate­ri­ali (inte­si come macchi­nari e stru­men­ti vari), il pro­prio cap­i­tale umano (inte­so come col­lab­o­ra­tori e dipen­den­ti) ed il pro­prio cap­i­tale civile (inte­so come respon­s­abil­ità civile in casi di dan­ni provo­cati a terzi).

Una par­ti­co­lare for­ma di pro­tezione è l’as­si­cu­razione pro­fes­sion­ale che alcu­ni lavo­ra­tori autono­mi (come i medici) sono tenu­ti a fare come for­ma di pro­tezione del­la pro­pria attiv­ità.

L’im­pren­di­tore atten­to e lungimi­rante non può pre­scindere da un’adegua­ta pro­tezione nei con­fron­ti di quante più vari­abili neg­a­tive pos­sano ver­i­fi­car­si.

Esempi di rischio di impresa

Per meglio chiarire il con­cet­to fin qui espres­so, è bene evi­den­ziare qualche aspet­to prati­co.

Il pri­mo esem­pio che ci balza alla mente è lega­to ad un ris­chio di mer­ca­to. La vari­abil­ità del­la doman­da su un deter­mi­na­to prodot­to, ad esem­pio, è un ris­chio di cui tenere con­to poiché può deter­minare un tra­col­lo delle ven­dite pre­viste e trasfor­mar­si in un man­ca­to guadag­no ed un ecces­so di mag­a­zz­i­no.
Anche vendere i pro­pri prodot­ti sen­za aver val­u­ta­to accu­rata­mente la solvi­bil­ità del pro­prio cliente può trasfor­mar­si in un even­to spi­acev­ole, vendere sen­za incas­sare deter­mi­na sicu­ra­mente un risul­ta­to oper­a­ti­vo in perdi­ta.

Per quel che con­cerne, infine, un esem­pio di ris­chio rep­utazionale il pri­mo esem­pio che ci sovviene è quel­lo di un provved­i­men­to di ritiro dis­pos­to dal­l’au­torità pre­pos­ta a cari­co di un nos­tro prodot­to. Il dan­no in ter­mi­ni di immag­ine e di percezione da parte di sogget­ti terzi è incal­co­la­bile.

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Smart Investor

Alessandro Del Saggio

Investitore, Imprenditore e formatore dal 2014.
Da sempre appassionato di investimenti e business, credo fortemente nella crescita personale e nel dare sempre il meglio di sè.

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