Rischio di credito: che cos’è e come si calcola

Il ris­chio di cred­i­to è uno dei fat­tori più sig­ni­fica­tivi per la deter­mi­nazione dei prezzi e dei rendi­men­ti. Ma è anche quel­lo più dif­fi­cile da quan­tifi­care.

Anche se non ce ne ren­di­amo con­to, tut­ti noi abbi­amo a che fare con il ris­chio di cred­i­to quo­tid­i­ana­mente.

Pren­di­amo ad esem­pio il col­le­ga che ci chiede di ordinare il pran­zo deliv­ery anche per lui, con la promes­sa di resti­tuir­ci i sol­di a fine gior­na­ta. In questo caso sti­amo diven­tan­do cred­i­tori con il ris­chio che non ci ven­ga mai resti­tu­ito il presti­to.

Oppure chi possiede un immo­bile. Se decide di met­ter­lo a red­di­to, deve tenere in con­sid­er­azione l’eventualità che l’affittuario non paghi rego­lar­mente.

Per capire cos’è il ris­chio di cred­i­to in finan­za, par­ti­amo dal­la sua definizione for­ni­ta diret­ta­mente dal­la Ban­ca d’Italia:

“Ris­chio che il deb­itore non sia in gra­do di adem­piere ai suoi obb­lighi di paga­men­to di inter­es­si e di rim­bor­so del cap­i­tale”.

Non si trat­ta qua­si mai di una pos­si­bil­ità remo­ta. Neanche quan­do si effet­tuano oper­azioni finanziarie appar­ente­mente a bas­so ris­chio. Ad esem­pio l’acquisto di obbligazioni emesse da gov­erni nazion­ali.

Nat­u­ral­mente, più è alto il ris­chio di cred­i­to e più sarà alta la remu­ner­azione per l’investimento, e vicev­er­sa.

È impor­tante ricor­dare che non esistono attiv­ità finanziarie esen­ti da rischi.

Il rischio di credito negli investimenti finanziari

Se è vero che ogni oper­azione finanziaria è carat­ter­iz­za­ta da un cer­to gra­do di incertez­za, il ris­chio di cred­i­to carat­ter­iz­za tipi­ca­mente tutte le attiv­ità cosid­dette di presti­to.

Infat­ti, si man­i­fes­ta quan­do l’investitore, una vol­ta rag­giun­ta la sca­den­za, non ottiene il rim­bor­so del cap­i­tale investi­to.

I prodot­ti più ris­chiosi da questo pun­to di vista sono nat­u­ral­mente i titoli di deb­ito, quin­di:

  • buoni del Tesoro;
  • titoli di Sta­to;
  • obbligazioni emesse da isti­tu­ti ban­cari o soci­età di vario genere.

I fat­tori che influen­zano il ris­chio sono molti. Riguardano soprat­tut­to la solid­ità pat­ri­mo­ni­ale degli enti e soci­età emit­ten­ti, le loro prospet­tive eco­nomiche e le carat­ter­is­tiche dei set­tori nei quali oper­a­no.

A questi, nat­u­ral­mente, si aggiun­gono anche i rischi di mer­ca­to. Vale a dire la pos­si­bil­ità che ci siano sostanziali vari­azioni nei prezzi o nell’andamento gen­erale del mer­ca­to di rifer­i­men­to. Con­dizioni che incidereb­bero sul ris­chio di subire delle perdite.

In questo sen­so, il modo migliore per met­tere al sicuro il pro­prio pat­ri­mo­nio è fare una cor­ret­ta anal­isi e ges­tione del ris­chio di cred­i­to. Più in gen­erale, attuare un risk man­age­ment appro­pri­a­to nel­la com­po­sizione del pro­prio portafoglio.

Il rischio di credito bancario

Per avere un quadro com­p­lessi­vo non dob­bi­amo dimen­ti­care il ris­chio di cred­i­to ban­car­io.

Le obbligazioni emesse dagli isti­tu­ti di cred­i­to han­no stori­ca­mente godu­to di un’ottima rep­utazione. È dif­fi­cile immag­inare che un intero Paese o un colos­so ban­car­io pos­sa fal­lire.

Ma la realtà è ben diver­sa e ha dimostra­to come, di fat­to, questi rischi siano molto con­creti.

Basti pen­sare al crack di Lehman Broth­ers, al default dell’Argentina o alle com­p­lesse vicende del Monte dei Paschi di Siena.

Inoltre, le recen­ti regole europee introdotte in mate­ria di sal­vatag­gio delle banche preve­dono che si pos­sa ricor­rere all’intervento pub­bli­co solo in situ­azioni stra­or­di­nar­ie. E che si uti­lizzi­no in pri­ma bat­tuta risorse interne, tra le quali figu­ra anche il bail-in.

In altre parole, in caso di default, le perdite ricad­ran­no sug­li azion­isti del­la ban­ca e chi detiene obbligazioni cosid­dette “sub­or­di­nate”, vale a dire quei titoli il cui paga­men­to dipende dal­la sod­dis­fazione degli altri cred­i­tori.

Non sono esen­ti neanche i tito­lari di con­ti cor­ren­ti con impor­ti supe­ri­ori ai 100.000 euro.

Il rating

Così come una ban­ca, pri­ma di con­ced­er­ci un presti­to o un mutuo, elab­o­ra una val­u­tazione cir­ca il nos­tro mer­i­to cred­i­tizio, allo stes­so modo è pos­si­bile val­utare la solvi­bil­ità e l’affidabilità di un sogget­to emit­tente.

Lo stru­men­to prin­ci­pale per mis­urare questo tipo di ris­chio è il rat­ing, che viene emes­so da una o più soci­età di con­sulen­za.

Nonos­tante non si trat­ti di cer­ti­fi­cazioni uffi­ciali ma di val­u­tazioni autorevoli, i rat­ings rico­prono un ruo­lo fon­da­men­tale. Di fat­to, dichiara­no nero su bian­co la capac­ità o meno di una soci­età di pagare i pro­pri deb­iti.

I rat­ings, che sono gen­eral­mente espres­si in scale di val­ori, ven­gono elab­o­rati pren­den­do in con­sid­er­azione ele­men­ti sia quan­ti­ta­tivi che qual­i­ta­tivi, come la:

  • strut­tura pat­ri­mo­ni­ale del­la soci­età, le prospet­tive di guadag­no futuro e la com­po­sizione del suo indeb­ita­men­to;
  • situ­azione polit­i­ca e sociale del Paese;
  • situ­azione del mer­ca­to di apparte­nen­za, con un con­fron­to con altre soci­età sim­ili;
  • affid­abil­ità e la capac­ità del man­age­ment dell’azienda di rag­giun­gere gli obi­et­tivi che si è pre­fis­sa­ta.

Il rat­ing è uno stru­men­to utile per mis­urare il ris­chio di cred­i­to non solo nel­la fase iniziale, cioè quan­do sti­amo val­u­tan­do l’opportunità di un dato prodot­to finanziario, ma anche per mon­i­torare i nos­tri inves­ti­men­ti nel tem­po.

Il rat­ing infat­ti può vari­are, e un even­tuale down­grade di un emit­tente è un cam­pan­el­lo d’allarme da non pren­dere sot­togam­ba.

Come si calcola

Se non si vuole fare affi­da­men­to al rat­ing, si può sti­mare il ris­chio di cred­i­to anche autono­ma­mente.

In tal caso andreb­bero per pri­ma cosa real­iz­za­ti dei mod­el­li di Scor­ing, per cal­co­lare la pos­si­bil­ità di pagare dei vari cli­en­ti del­la soci­età.

Aggiornare questi mod­el­li con delle anal­isi di bias e dei test.

In segui­to, appli­care i mod­el­li sui cli­en­ti per avere una pri­ma misura del ris­chio di default.

Suc­ces­si­va­mente con­sid­er­are tutte le altre infor­mazioni impor­tan­ti. Come, per esem­pio, i bilan­ci, il bud­get, gli inso­lu­ti, il piano indus­tri­ale e l’organizzazione azien­dale, e aggiornare la mis­urazione.

Conclusioni

Se non ci si fida tan­to dei rat­ings, cal­co­lare il ris­chio di cred­i­to è un lavoro piut­tosto lun­go e che potrebbe riv­e­lar­si anche impre­ciso.

Un modo, comunque, per met­ter­si al riparo da un’eventuale perdi­ta, che scel­go­no molti investi­tori, è quel­lo di uti­liz­zare par­ti­co­lari stru­men­ti derivati come i Cred­it Default Swap.

Tut­tavia, la soluzione più sem­plice per coprir­si dal ris­chio di cred­i­to è cer­ta­mente la diver­si­fi­cazione del pro­prio portafoglio.

Molto utile è anche il con­fron­to con altri investi­tori. Se non hai un net­work abbas­tan­za ric­co, allo­ra ti invi­ti­amo ad unir­ti alla com­mu­ni­ty di Inves­thero, dove potrai conoscere tan­ti altri investi­tori come te.

 

SCOPRI CLUB HERO: IL CLUB DEGLI INVESTITORI CONSAPEVOLI

SBLOCCA I BONUS DI TUTTE LE PIATTAFORME!

DA ZERO A INVESTITORE ESPERTO

DIVENTA UN CACCIATORE IMMOBILIARE

CONDIVIDI ARTICOLO

Team

INVESTHERO

Appassionati di finanza, investimenti e business, il nostro team ti aiuterà a raggiungere la libertà finanziaria con articoli chiari e strumenti pratici, promuovendo una sana cultura finanziaria per creare, far crescere e proteggere il tuo capitale.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ti potrebbe interessare anche: