Spread Btp Bund: definizione, comportamento e conseguenze

Lo spread, in Italia, entra a far parte del lin­guag­gio quo­tid­i­ano occu­pan­do molti titoli di gior­nali e tele­gior­nali a par­tire dal 2011, con la crisi finanziaria che portò alle dimis­sioni del gov­er­no Berlus­coni.

Ma cos’è lo spread? Cosa indi­ca lo spread? Quali sono le con­seguen­ze legate alle sue vari­azioni sul­l’e­cono­mia?

Cos’è lo spread?

Con il ter­mine spread si intende il dif­feren­ziale tra due val­ori.

Dal 2011 appun­to, l’anno del­la sua rib­al­ta, viene comune­mente cita­to per sug­gerire un dif­feren­ziale ben pre­ciso, quel­lo tra il rendi­men­to dei titoli di Sta­to decen­nali ital­iani ed il cor­rispet­ti­vo tedesco. Con rendi­men­to si inten­dono gli inter­es­si di cui ben­e­fi­ciano i pos­ses­sori di tali asset che in Italia cor­rispon­dono ai Btp, men­tre in Ger­ma­nia ai Bund.

Per questo moti­vo si par­la spes­so di Spread Btp Bund.

Da ques­ta definizione è logi­co intuire che il rendi­men­to dei titoli di sta­to rap­p­re­sen­ta un seg­nale del­la solid­ità del­lo sta­to in ques­tione. Se un rendi­men­to è bas­so il Paese viene giu­di­ca­to affid­abile e capace di tenere fede ai suoi impeg­ni ripa­gan­do i deb­iti; quan­do invece un rendi­men­to è alto, com­in­ciano a sorg­ere dei dub­bi intorno alla cred­i­bil­ità di quel­lo Sta­to. In quest’ultima situ­azione i poten­ziali investi­tori vogliono essere pre­miati con un ulte­ri­ore incen­ti­vo, un guadag­no mag­giore, per il mag­gior ris­chio che cor­rono investen­do in quei titoli.

È per questo moti­vo che, fino al 2011, lo spread era un indi­ca­tore sconosci­u­to il cui uso era des­ti­na­to sola­mente agli esper­ti a stret­to con­tat­to con i mer­cati.

Lo spread si misura in pun­ti base, un pun­to base equiv­ale ad un cen­tes­i­mo di pun­to per­centuale e, mal­gra­do l’Italia fos­se già all’epoca poco dinam­i­ca da un pun­to di vista eco­nom­i­co, lo spread oscilla­va tra i 30 e 40 pun­ti base. Il cal­co­lo del­lo spread è molto sem­plice: se il rendi­men­to del Btp è del 2,5% e quel­lo del Bund tedesco è dell’1%, la dif­feren­za tra i due sarà pari all’1,5%, questo com­por­ta un dif­feren­ziale di 150 pun­ti base.

In defin­i­ti­va, attra­ver­so questo dif­feren­ziale, si misura la fidu­cia che gli oper­a­tori di mer­ca­to nutrono nei con­fron­ti di uno Sta­to, delle sue attiv­ità e delle sue manovre eco­nomiche.

Comportamenti dello spread

Lo spread indi­ca lo sta­to di salute di uno Sta­to ed è il dif­feren­ziale tra i pro­pri titoli di sta­to, in ter­mi­ni di rendi­men­to, e quel­li del­la Ger­ma­nia. Tra tut­ti i titoli apparte­nen­ti all’area euro è sta­to scel­to il Bund come metro di paragone in quan­to il mer­ca­to tedesco, oltre ad essere il più grande nell’eurozona, è anche ritenu­to il più affid­abile e sicuro.

Se il dif­feren­ziale tra il rendi­men­to e quel­lo del Bund è bas­so sig­nifi­ca che lo Sta­to in ques­tione è altret­tan­to affid­abile, meritev­ole di fidu­cia e ci sono più prob­a­bil­ità che i deb­iti vengano rip­a­gati. Per questo moti­vo, gli investi­tori, sono dis­posti ad accettare un guadag­no minore ma più sicuro, dato che il ris­chio assun­to è lim­i­ta­to.

Al con­trario, quan­do il dif­feren­ziale tende a crescere, uno Sta­to non riscuote gran­di con­sen­si, la sua cred­i­bil­ità è aleato­ria e la capac­ità di resti­tuire il deb­ito è più a ris­chio; in questo caso gli investi­tori, in virtù di questo ris­chio mag­giore, ricer­cano un pre­mio più alto.

Ma come si muove lo spread? Esso varia in fun­zione dei movi­men­ti di acquis­to o di ven­di­ta che avven­gono all’interno del mer­ca­to delle obbligazioni sec­on­darie, quelle cioè già emesse. Se si ver­i­f­i­cano ven­dite di mas­sa avviene una dimin­uzione del prez­zo ed una con­seguente cresci­ta del tas­so di rendi­men­to e del­lo spread, men­tre, se con­trari­a­mente vi è poco movi­men­to, il dif­feren­ziale res­ta sta­bile poiché evi­den­te­mente gli investi­tori han­no fidu­cia in quel­lo Sta­to.

Conseguenze dei movimenti dello spread

Lo spread sale quan­do si nutrono ecces­sivi dub­bi sul­la sta­bil­ità di un deter­mi­na­to Paese, in ter­mi­ni finanziari questo si tra­duce in una mag­giore ven­di­ta delle obbligazioni sul mer­ca­to sec­on­dario, quel­lo dove si negoziano i titoli già emes­si, che com­por­ta un abbas­sa­men­to del prez­zo ed un aumen­to del rendi­men­to.

In una sim­i­le situ­azione lo Sta­to in ques­tione deve adeguar­si al rendi­men­to dei titoli sec­on­dari aumen­tan­do il tas­so per le obbligazioni di nuo­va emis­sione che, altri­men­ti, non avreb­bero appeal e rimar­reb­bero inven­dute. Questo però causa delle serie con­seguen­ze nel bilan­cio eco­nom­i­co poiché il rim­bor­so di queste nuove obbligazioni coster­an­no di più allo Sta­to, doven­do pagare su di esse un tas­so d’interesse mag­giore.

Per fare un esem­pio se, sul mer­ca­to sec­on­dario fos­se pos­si­bile acquistare obbligazioni con un rendi­men­to del 2% ann­uo, lo sta­to in ogget­to dovrebbe emet­tere nuovi titoli con un rendi­men­to anal­o­go. Pros­eguen­do nell’esempio, se la Ger­ma­nia emettesse titoli con un rendi­men­to dell’1%, risparmierebbe la metà del deb­ito, da resti­tuire sot­to for­ma di inter­es­si.

I casi lim­ite sono rap­p­re­sen­tati da dif­feren­ziali ecces­si­va­mente alti che por­tano ad un’inevitabile man­can­za di fidu­cia da parte degli investi­tori, con la con­seguente sva­l­u­tazione delle obbligazioni già esisten­ti. In ques­ta grave situ­azione gli Sta­ti si trovano con le mani legate, essendo impos­si­bil­i­tati ad emet­tere nuovi titoli, con l’im­pos­si­bil­ità di finanziare gli acquisti, i prog­et­ti, le strate­gie eco­nomiche e strut­turali del Paese, ritrovan­dosi in ulti­ma istan­za, immo­bili.

Lo spread italiano negli ultimi anni

Lo spread in Italia divenne famoso in par­ti­co­lar modo il 9 novem­bre 2011 quan­do rag­giunse la quo­ta record di 574 pun­ti base ed il Btp decen­nale toc­cò il 7,47% di rendi­men­to. Già prece­den­te­mente i liv­el­li, che si era­no sem­pre equiv­al­si, ave­vano com­in­ci­a­to a dare seg­ni di dis­e­qui­lib­rio.

Fu il caso Lehman Broth­ers, nel 2008, a rompere la sta­bil­ità dura­ta fino a quel momen­to facen­do salire lo spread che, il giorno dopo lo scop­pio del­lo scan­da­lo, arrivò a 70 pun­ti. Con il crescere del­la crisi che investì i mutui sub­prime, lo spread toc­cò il record di 170 pun­ti base.

Nel 2009 e nei pri­mi mesi del 2010 l’economia rialzò la tes­ta e si tornò sot­to quo­ta 100, ma soltan­to fino ad aprile quan­do la crisi finanziaria Gre­ca cam­biò gli sce­nari. Ques­ta vol­ta, a cam­minare peri­colosa­mente lun­go il pre­cip­izio che con­duce al fal­li­men­to, non era più un’istituzione pri­va­ta come la ban­ca d’affari amer­i­cana, ma un intero Sta­to, forse non più in gra­do di ripa­gare gli inter­es­si del suo deb­ito pub­bli­co.

La Gre­cia non fu l’unica nazione a vivere questo momen­to dif­fi­cile, infat­ti, pae­si indeb­i­tati come l’Italia, la Spagna, il Por­to­gal­lo e l’Irlanda, defin­i­ti per­iferi­ci, videro lo spread balzare a liv­el­li impor­tan­ti.
In par­ti­co­lare in Italia il gov­er­no Berlus­coni ten­tò di far approvare la manovra finanziaria e la crisi toc­cò il suo apice con lo spread che rag­giunse quo­ta record di 574 pun­ti base; a questo pun­to Berlus­coni si dimise e a lui suc­cedette Mario Mon­ti.

La mossa inizial­mente con­vinse i mer­cati e lo spread scese sot­to quo­ta 400, ma nei giorni suc­ces­sivi al nuo­vo inse­di­a­men­to , mal­gra­do le dure riforme intrap­rese dal Gov­er­no Mon­ti, in par­ti­co­lar modo quel­la delle pen­sioni, il dif­feren­ziale tornò ai liv­el­li prece­den­ti del­la cadu­ta di Berlus­coni. Fu in ques­ta fase che si resero nec­es­sarie le dichiarazioni di Mario Draghi, allo­ra pres­i­dente del­la BCE (la Ban­ca Cen­trale Euro­pea) che rap­p­re­sen­tarono una garanzia per la zona euro ed una spin­ta per la dimin­uzione del­lo Spread.             

In par­ti­co­lare Draghi in una con­feren­za pro­nun­ciò la frase “What­ev­er it takes” (ad ogni cos­to), questo diede il via a numerosi inter­ven­ti che non si fecero atten­dere e, da quel momen­to, la dimin­uzione del­lo spread fu imme­di­a­ta e costante.

A novem­bre del 2011, durante il pas­sag­gio tra il gov­er­no Berlus­coni ed il gov­er­no Mon­ti lo spread era a 530 pun­ti e toc­cò un nuo­vo pic­co sopra quo­ta 500 il 19 dicem­bre, quan­do emersero tim­o­ri sul rat­ing del­la Fran­cia. La risoluzione del nodo gre­co e la ristrut­turazione del deb­ito poi, regalarono respiro allo spread, che però, nel luglio del 2012 tornò in zona 500 a causa del down­rat­ing che l’Italia subì da parte di Moody’s.

Dal 2013 com­in­ciò il rias­sor­bi­men­to del­lo Spread che alla fine dell’anno arrivò a quo­ta 215 pun­ti, suc­ces­si­va­mente il 24 set­tem­bre del 2014 rag­giunse il min­i­mo dall’inizio del­la lun­ga crisi a 129 pun­ti e addirit­tura nel gen­naio del 2015 scese sot­to quo­ta 100.

Nat­u­ral­mente gli affari politi­ci han­no un forte impat­to sull’andamento del­lo spread, per esem­pio la Brex­it lo riportò sopra i 177 pun­ti ed il ref­er­en­dum del 2016 a 192 pun­ti. Nel mag­gio del 2018 la crisi polit­i­ca fece sfon­dare quo­ta 320, sal­vo poi rip­ie­gare fino a 277 pun­ti nel cor­so del­la stes­sa gior­na­ta.

Questi cam­bi­a­men­ti con­tin­u­ano tutt’oggi, dopo essere sce­so al di sot­to del­la soglia di 140 pun­ti, lo Spread è risal­i­to poco oltre i 280 pun­ti a mar­zo, a causa del Coro­n­avirus.

Monitorare lo spread

Per gli anal­isti e gli investi­tori è utile mon­i­torare lo spread. Esistono delle app speci­fiche, come Spread Italia, che for­niscono tale dato in tem­po reale, ma anche siti ded­i­cati, come quel­lo del Sole 24 ore nel­la sezione finanza&mercati o piattaforme di inves­ti­men­to.

Per avere però i dati in tem­po reale e non, come a volte accade, in ritar­do di 15 o più minu­ti, bisogna affi­dar­si solo ai migliori stru­men­ti, che for­niscono infor­mazioni pre­cise e grafi­ci sem­pre aggior­nati.

Lo spread è un otti­mo indi­ca­tore che, oltre ad incar­nare la fidu­cia che viene ripos­ta in un paese ed influen­zarne il trend, svolge una forte influen­za anche sull’andamento dei titoli ban­cari del paese in esame.

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Smart Investor

Alessandro Del Saggio

Investitore, Imprenditore e formatore dal 2014.
Da sempre appassionato di investimenti e business, credo fortemente nella crescita personale e nel dare sempre il meglio di sè.

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